Benedetto XVI, al margine dell’udienza generale di mercoledì 3 dicembre, rivolgendosi ad una delegazione di una banca calabrese presente, ha sottolineato «l’opportunità di porre in luce, specialmente in questo tempo di difficoltà per tante famiglie, uno degli obiettivi primari degli istituti bancari e di credito, e cioè la solidarietà nei confronti delle fasce più deboli e il sostegno all’attività produttiva».



Le parole del Papa, nonostante non siano state riprese da alcuna testata giornalistica, sono estremamente importanti perché richiamano alcuni temi di estrema rilevanza per il sistema bancario, temi che le preoccupazioni per i bilanci della banche stesse sembrano aver relegato in secondo piano, ma che si riveleranno decisivi nei prossimi mesi.



 

Il primo tema è un forte richiamo alla realtà. Il Papa ha sottolineato come il sistema bancario debba essere «sostegno all’attività produttiva». Questo è il ruolo maggiormente delicato per le banche. Esse infatti forniscono alle imprese il credito che permette loro di investire e di crescere.

 

Nello svolgimento di questa attività le banche si assumono un rischio: essendo l’attività di impresa rischiosa lo è anche l’erogazione di credito alle imprese stesse. Sotto un certo profilo i buoni banchieri devono anche essere buoni imprenditori, nel senso che devono saper valutare i progetti di investimento delle imprese e rischiare con queste ultime nel finanziare i progetti che ritengono validi e interessanti.



 

La crisi finanziaria ha fortemente ridotto questa attività da parte delle banche. I banchieri nelle ultime settimane si sono preoccupati di rafforzare la struttura patrimoniale dei propri istituti e di ridurre drasticamente il livello di rischio dei propri impieghi. Questi ultimi sono diventati rischiosi soprattutto perché le banche stesse hanno investito eccessivamente in Asset Backed Securities ovvero in quei titoli che ora sappiamo essere di dubbia qualità.

 

Ecco che la riduzione del rischio degli impieghi passa inevitabilmente tramite una riduzione del credito alle imprese. I segnali che stanno provenendo dai mercati bancari dei paesi di tutto il mondo sono quantomeno preoccupanti in questo senso.

 

È invece necessario che le banche ritornino a svolgere la loro attività principale e che ritornino a condividere una parte del rischio dell’attività produttiva, al fine di permettere assieme alle imprese, un rapido superamento della crisi.

 

D’altro canto le straordinarie misure intraprese dai governi di tutto il mondo a sostegno del sistema bancario sono indirizzate a un ripristino della fiducia nel sistema bancario proprio affinché esso possa continuare la propria attività di finanziamento alle imprese.

 

Il secondo tema trattato da Benedetto XVI è quello della «solidarietà nei confronti delle fasce più deboli». Anche questo è un ruolo cruciale svolto dalle banche e dalla finanza in genere. Molto spesso sono infatti i più poveri o i più deboli ad avere bisogno di credito, ad esempio per affrontare la difficoltà della perdita di lavoro o per intraprendere una piccola attività imprenditoriale.

 

Anche sotto questo profilo la crisi ha fortemente modificato e spesso distorto la percezione di questo fenomeno, come se queste fasce della popolazione fossero le principali responsabili del collasso dei mutui subprime.

 

Se la risposta delle banche sarà la riduzione delle linee di credito nei confronti di queste persone esse non solo renderanno uno scarso servizio all’economia, ma verranno anche meno alla loro stessa missione.