Siamo arrivati alla fine della 13° edizione di Artigiano in Fiera, che si è conclusa ieri. Un’edizione che ha visto nello spostamento al nuovo polo di Fiera Milano a Rho la sua più importante novità. La grande affluenza di pubblico di questi giorni dimostra che la sfida è stata vinta sotto ogni aspetto. Sono stato abituato a non partire mai dalle analisi o dalle indagini macro-economiche, bensì dall’esperienza. E l’esperienza dice che nonostante il clima pessimista e disfattista di cui parlano giornali e televisioni, quest’anno ad Artigiano in Fiera erano presenti più espositori, sono venuti più visitatori dell’anno scorso e gli acquisti sono cresciuti. Ha ragione chi sostiene che bisogna ripartire dal positivo. Che non significa essere ottimisti in modo ideologico, bensì ripartire da ciò che la realtà dimostra essere costruttivo e valido. Bisogna cioè ricominciare a “con-correre” insieme (e non vale solo per l’artigianato), creando agevolazioni per i consumi e incentivi alle imprese per far crescere il mercato interno.



L’inutile dialettica di cui si riempiono i mass media non porta a nulla e il lamento fine a se stesso è l’atteggiamento peggiore da tenere di fronte a una crisi. Esso è in realtà dettato da chi ha una pretesa di automatismo dal mercato per cui quello che la gente ha sempre fatto ieri debba per forza farlo anche oggi. Se le condizioni cambiano, bisogna sapersi innovare, con l’umiltà di lasciarsi giudicare dalla realtà per poi correggersi. Così come molti espositori di Artigiano in Fiera sanno cambiare in corso di manifestazione la propria esposizione o il modo di presentare il proprio prodotto.



Certo, ci vuole più lavoro, più flessibilità e più serietà. Chi ha sempre vissuto di rendita comincia invece a lamentarsi, usando la crisi come paravento per sottrarsi alla propria responsabilità. Quanto è evidente il connubio tra il mondo finto della finanza che oggi sta crollando e il mondo di chi ha sempre vissuto di rendita! Quanti imprenditori che hanno venduto la loro attività per vivere di rendita, oggi sono rimasti senza niente! Per me è meglio perdere questo mondo e ricominciare con chi lavora con umiltà e creatività su un prodotto di qualità.

Il cambiamento, dettato dalle nuove condizioni dell’economia globale, premia chi intraprende. E gli artigiani sono l’esempio più eclatante di questo. Da una parte il lavoro e il sacrificio dell’uomo e il suo prodotto realizzato con tutta la propria passione e intelligenza, anche di vendita e di posizionamento sul mercato, dall’altra la gente, le famiglie, i giovani e gli anziani, il manager o la casalinga che apprezzano, confrontano e comprano. Bisogna ripartire da qui. Riprendendo quanto scritto nei quotidiani di qualche giorno fa, che riportavano la notizia che a New York i consumi sono in crescita, noi diciamo che anche all’Artigiano in Fiera di Milano le persone, dove hanno trovato prodotti di qualità,  hanno acquistato.



L’economia reale è un’altra cosa di quella descritta dai mass media. L’uomo e il suo lavoro sono un’altra cosa rispetto a quei manager che hanno mandato in frantumi milioni di euro con strampalate speculazioni finanziarie, di cui adesso vogliono far pagare a noi le conseguenze. 

Il vero progresso economico e sociale nasce dall’incontro tra l’uomo che produce con tutta la qualità di cui è capace e l’uomo che valuta, conosce e infine compra, apprezzando il prodotto e la sua bellezza. Artigiano in Fiera, quest’anno più che mai la più grande fiera campionaria del lavoro, vuole essere il luogo di questo progresso negli anni che arrivano.