I sindacati vengono additati, e con ragione, tra le cause passate del sostanziale fallimento di Alitalia. Oggi dipende da loro se il fallimento sostanziale diventerà anche un fallimento giudiziario: il commissariamento.
Però non bisogna dimenticare che i sindacati sono forti in quanto hanno avuto una sponda politica. Il nodo da sciogliere è quindi a livello politico.
Il tempo conta, nella vita degli uomini, dei governi e delle aziende. Conta per Alitalia che perde 2 milioni di euro ogni 24 ore. Esiste sempre una possibilità teorica, anche Hitler nel bunker sperava che la storia si ripetesse, con l’arrivo della zarina. Nel caso di Alitalia, non si può continuamente rilanciare e chiamare in causa fantomatiche cordate di imprenditori. Non lo può fare Berlusconi, che era al Governo quando si discuteva della fusione con Air France: allora l’apporto di Alitalia ci avrebbe dato il 30% delle due società congiunte. Berlusconi parlò con il primo ministro Raffarin ma non se ne fece nulla, Bonomi e la Lega si opposero per i timori su Malpensa, e così nel 2005 il Governo varò l’aumento di capitale di 1 miliardo oltre a garantire il prestito ponte. Non sente anche Lei una strana assonanza con i temi di oggi? È evidente a tutti che la proposta di Berlusconi è una battuta elettorale che trae vigore dalla scarsa memoria degli italiani e dalla strumentalizzazione che ne fanno Bertinotti e i sindacati. Chi non è stato capace di concludere un affare vantaggioso quando aveva anni e potere per farlo non è credibile oggi che la situazione è al collasso e ci sono settimane se non giorni per provvedere.
Il problema dell’Alitalia non è se domani mattina o il prossimo mese avrà i soldi per andare avanti. Da 10 anni Alitalia non ha trovato una strategia. Dopo 10 anni di errori Alitalia non ha più possibilità di sopravvivere da sola. Ma soprattutto ormai è l’Italia che non ha più interesse a che Alitalia sopravviva. Anche se l’Europa ce lo permettesse, non avrebbe senso buttare altri soldi nella voragine. L’Italia può vivere benissimo senza una propria compagnia di bandiera. Dovrebbe esserci più gente che viene a Roma o a Venezia se ce li portano aerei con il tricolore sulla coda? Al contrario, noi abbiamo interesse che ci vengano le compagnie migliori, e quindi dovremmo spingere per la massima liberalizzazione dei cieli. Proprio perché siamo la più rinomata meta turistica possiamo essere il primo grande paese senza compagnia di bandiera.
In Europa sopravviveranno 3 compagnie aeree: British Airways, Lufthansa e Air France. British Airways non è mai stata interessata, Lufthansa si è tirata indietro, proprio per i sindacati tedeschi che non volevano affrontare il problema esuberi. È rimasta solo Air France. E il commissariamento, che sarebbe per me la soluzione di gran lunga migliore. Migliore ma pericolosa: se le immagina le infinte bagarre, i ricatti, le speculazioni politiche che ostacolerebbero il lavoro del commissario? Temo che non ne usciremmo più. E allora Air France, senza se e senza ma.
Anche per Malpensa, gli errori strategici si sono protratti per anni, inutile disperarsi adesso. Nel 1992, quando per incarico dell’allora Sindaco di Milano Giampiero Borghini feci un dettagliato progetto per la quotazione e privatizzazione della Sea, era chiarissimo che gli ostacoli per lo sviluppo di Malpensa erano Alitalia e la mancanza di collegamenti ferroviari e stradali. Per questo si proponeva di cercare un’alleanza strategica con una compagnia dell’estremo oriente, che facesse di Malpensa la sua base operativa in Europa.
Più comodo pensare che toccasse ad Alitalia creare lo sviluppo di Malpensa. Oggi, sedici anni dopo, il breve tratto di superstrada tra Malpensa e l’A4 (Novara) non è ancora completato. Per coprire i pochi chilometri tra Milano e Malpensa con un treno ad alta velocità ci vorrebbe un quarto d’ora, oggi i due treni che ogni ora vanno da Milano-Cadorna ci impiegano 45 minuti. E quanto a efficienza, come può a Malpensa esserci un dipendente Sea ogni 5.400 passeggeri, quando a Orio al Serio, il rapporto è di un dipendente ogni 14.500 passeggeri e lo stesso succede all’aeroporto di Roma e in tutta Europa?
Si dice di chiudere Linate: ma per quale motivo bisogna dire ai milanesi di rinunciare ad un aeroporto a 20 minuti di distanza per andare in uno che per andarci bisogna contare un’ora? Perché i cittadini dovrebbero sovvenzionare con il proprio tempo un aeroporto scomodo?
Di moratoria se ne parlava già dal 1992. Dare tempo significa dare fiducia. Fiducia la si dà a chi dimostra di meritarsela. Che senso ha dare una moratoria a chi ha avuto 16 anni per fare e non ha fatto? Gli azionisti pubblici sono gli stessi, le persone sono sempre le solite, stesse le fallimentari strategie. Chi chiede una moratoria oggi vuole solo guadagnare tempo: non merita di essere creduto.