Washington – E’ guerra aperta tra Yahoo! e Microsoft che si stanno dando battaglia a suon di strategie economiche che stanno rendendo il mercato economico più avvincente di quello delle contrattazioni calcistiche estive. Il motore di ricerca sarebbe infatti vicino ad un accordo con Aol, l’unità internet di Time Warner, per una fusione delle proprie attività in rete e ha allo studio una partnership con Google per la pubblicità on line. Accordi questi che consentirebbero a Yahoo! di contrastare l’offerta da 42 miliardi di dollari avanzata dalla società di Bill Gates.



Controffensiva – La società del magnate di Seattle vorrebbe però rispondere all’offensiva entrando in trattative con la News Corporation di Rupert Murdoch per avanzare un’offerta congiunta su Yahoo!; con l’appoggio della compagnia di Murdoch infatti l’offerta potrebbe farsi più consistente mettendo così ulteriore pressione su Yahoo! e i suoi azionisti. L’avvio di trattative con Microsoft segna un netto cambio di rotta per Murdoch che, subito dopo l’annuncio dell’offerta da parte della società di Bill Gates, era volato nella costa occidentale degli Stati Uniti per cenare con l’ad di Yahoo! Jerry Yang. «C’é ancora una lunga strada da percorrere prima di arrivare a qualcosa di definitivo», riportano comunque fonti vicine all’operazione. Dalla combinazione di Yahoo!, Msn di Microsoft e Myspace di News Corp. nascerebbe un gigante nel panorama di internet.



Google – Per fronteggiare l’offerta da 42 miliardi di Microsoft, intanto Yahoo! si sta attrezzando con un piano, che dovrebbe essere presentato essere presentato agli azionisti. Nel progetto rientrano le trattative in corso con Aol, la ivisione internet di Time Warner, per la fusione delle attività web. A questo si aggiungono un vasto piano di riacquisto di azioni proprie per miliardi di dollari e una partnership con Google sulla pubblicità on line. I colloqui fra Yahoo! e Aol sono in corso e un accordo sembrerebbe vicino, anche se fonti vicine all’operazione citate dal Wall Street Journal, sostengono che c’é ancora «molto lavoro da fare».



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