Ilsussidiario.net continua la sua campagna pro-nucleare, con un’intervista al Presidente dell’Enea (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), Luigi Paganetto. Ieri, infatti, l’Enea ha tenuto a Roma un workshop (“Enea e la ricerca nucleare”) con l’obiettivo di fornire un aggiornamento dello stato della ricerca in questo particolare e importante campo, soprattutto per quanto riguarda la produzione da fusione.
 



Che bilancio si sente di fare a conclusione del workshop svoltosi ieri a Roma “Enea e la ricerca sul nucleare”, alla vigilia di una cosi importante scadenza come le elezioni politiche?

Dal Workshop, il cui intento era quello di fare il punto sullo stato della ricerca e delle prospettive del settore del nucleare da fissione e da fusione, emerge in primo luogo il pieno coinvolgimento e il ruolo che l’Enea svolge nei programmi internazionali sul piano della ricerca e dello sviluppo tecnologico; ruolo che discende dai compiti di coordinamento in campo nucleare affidati istituzionalmente all’Ente. A questa capacità di ricerca si associa una capacità di valutazione delle implicazioni e delle conseguenze sul piano tecnologico a supporto del decisore pubblico. Queste attività di ricerca hanno un carattere multidisciplinare e coinvolgono quindi ampi settori le cui prospettive di sviluppo tecnologico hanno forti ricadute industriali. L’Enea in particolare è un attore importante nell’ambito di ITER, il grande progetto per la fusione nucleare che tutta l’Europa sta portando avanti insieme a Giappone, Cina, India, Stati Uniti. L’obiettivo che abbiamo davanti è quello della dimostrazione tecnico-scientifica di un processo che consente una produzione di energia da fusione, e la successiva realizzazione di un reattore sperimentale.



Le scelte sul tema del nucleare devono essere fatte tenendo presente prima di tutto la volontà della popolazione e l’orientamento del governo. Questa volontà deve essere ben illustrata: oggi viviamo un periodo di grande cambiamento tecnologico, quindi Enea proprio per questo presidia il cambiamento, segue a livello internazionale le evoluzioni delle tecnologie e direi, da questo punto di vista, che se dovessimo risalire “sul treno del nucleare”, bisognerebbe farlo guardando con molta attenzione alcuni punti di riferimento. Il forte impegno per l’innovazione che sta dietro al programma del nucleare di IV generazione implica un nuovo approccio metodologico che modificherà in modo significativo non soltanto gli aspetti tecnologici, ma l’intero sistema di riferimento. Non si può considerare il nucleare solo in relazione al processo della fissione che avviene in centrale (come qualche volta si dice in maniera troppo semplificata), bisogna considerare il sistema nel suo insieme; considerare il sistema della sicurezza, un sistema che riguarda la scelta dei siti, la gestione del materiale fissile, l’accettabilità sociale, e tutto questo potrà portare a nuovi riferimenti nel sistema della regolamentazione.
 



Il problema delle scorie è molto spesso mal compreso da parte dell’opinione pubblica, può dirci qualcosa su questo?

È certamente vero che questo problema esiste e quello della riduzione delle scorie – sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo – è uno degli obiettivi principali del programma per la IV generazione. Oggi l’efficienza nell’utilizzo della risorsa naturale (il combustibile fissile, l’uranio) è molto bassa e si generano molte scorie ad alta attività: gli impianti nucleari di quarta generazione utilizzeranno in modo più efficiente la risorsa naturale e produrranno quindi una quantità minore di scorie radioattive che avranno una vita media molto più breve (dalle centinaia di migliaia alle centinaia di anni).

L’altro punto importante è portare l’attenzione sul fatto che quando facciamo le valutazioni sulla convenienza nucleare dobbiamo tenere conto degli investimenti necessari nell’intero ciclo di vita dell’impianto, le infrastrutture per la sicurezza e i costi che riguardano le fasi a monte e a valle dell’impianto fino alla sua dismissione.
Vorrei qui fare un accenno che ritengo importante: stiamo vivendo un momento in cui l’Europa, con la sua scelta di obiettivi al 2020 per la riduzione delle emissioni e per la decarbonizzazione del sistema energetico e per le fonti rinnovabili, sta combattendo contro il cambiamento climatico, contro il problema delle emissioni e in questo senso anche il nucleare può fare la sua parte. È anche vero, però, che lo fa in un ambito in cui, come ha detto il commissario europeo, si manifesta la possibilità di accelerare la tecnologia e l’innovazione mentre stiamo facendo un’operazione per tutelarci e difenderci dall’inquinamento e quindi fare anche un’operazione di innovazione del sistema industriale. Questa può essere un’occasione straordinaria, sia per le rinnovabili che per il nucleare, di fare quello di cui abbiamo bisogno in Europa: un grande balzo in avanti nell’innovazione. Io vedo questo aspetto dell’energia non solo sotto lo spoglio di un’operazione che riguarda una scelta, ma anche un’operazione per guardare alla possibilità di fare innovazione tecnologica che assicuri più sviluppo, più crescita e anche più opportunità per tutti.
 

Siamo in grado di tenere il passo dell’innovazione che il nucleare richiede e ci richiederà qualora ci fosse una scelta politica ad esso favorevole?

Io direi di sì, perchè in questi anni Enea e le università che collaborano con essa hanno mantenuto il passo partecipando ai grandi programmi internazionali. Certo c’è da fare un investimento a partire da un’adeguata informazione perchè oramai c’è molta competenza, ma risiede nella vecchia tradizione, in coloro che si formavano al loro tempo. A questo punto va fatto un investimento sui giovani: nelle università, nella formazione. Anche perchè comunque sia, a prescindere dal voler introdurre il nucleare nel nostro paese, ci sono industrie che stanno investendo sul nucleare all’estero: a quel punto è bene che ci siano le condizioni necessarie che accompagnino questa vicenda. Poi, nel caso si decidesse di fare in Italia questo salto e “salire su questo treno”, occorre farlo guardando con attenzione quale tecnologia adottare, dal momento che le tecnologie sono soggette ad invecchiamento; dal momento che le centrali nucleari durano 50 anni, si rischia di ritrovarsi con una tecnologia invecchiata. Allora forse vale la pena di riflettere e poi, una volta considerato il tutto, si prenderà una decisione. Lo scopo del workshop di oggi era di mettere in evidenza tutte le questioni da considerare nel momento in cui si affronta la questione dell’energia nucleare. Da questo punto di vista Enea vuole essere uno strumento a disposizione della collettività, perchè questa venga informata, ci sia diffusione della conoscenza e condivisione dei problemi che si devono affrontare. Una responsabilità che ci sentiamo di assumere e abbiamo voluto mettere sul tavolo oggi.

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