ilsussidiario.net ha deciso di affrontare l’importante tema del lavoro, i cui nodi principali restano aumentare il numero di posti lavoro e trovare il modo di “riempire” le buste paga dei lavoratori. Su questi temi verte il dibattito “a distanza” che ospitiamo tra Giuliano Cazzola e Tiziano Treu.
Intanto il panorama politico sembra concentrato sul secondo punto. L’obiettivo è cercare di aumentare il potere di acquisto delle famiglie alle prese con spese sempre più elevate (mutui, caro-energia e inflazione), e su questo avanzano le proposte di soluzione dai diversi schieramenti.
L’ultima in ordine cronologico è quella di Enrico Letta, sottosegretario del governo Prodi, che dalle pagine del Corriere di ieri ha rilanciato l’idea di differenziare i salari a seconda della regione in cui si lavora. Attualmente, infatti, come spiega lo stesso Letta, «un lavoratore di Schio guadagna quanto quello che vive in un’area dove il costo della vita è di due volte inferiore». Questa “uguaglianza” andrebbe quindi superata, aprendo a una stagione di «contrattazione riferita alla specificità dei territori». Non un vero e proprio ritorno alle “gabbie salariali”, ma comunque una differenziazione che permetta di “pareggiare” il potere di acquisto degli italiani lungo tutta la penisola. Questa resta ancora però un’ipotesi, mentre dovrebbe essere più concreta, perché inserita nel programma del Pdl che si troverà al governo, la detassazione degli straordinari. Se venisse attuata, questa misura permetterebbe ai dipendenti di vedere aumentata (o per meglio dire alleggerita dalle tasse) la loro busta paga alla voce riguardante il lavoro prestato oltre il normale orario. Inoltre, la nuova maggioranza prevede anche di detassare la tredicesima o comunque un’intera mensilità, dando ulteriormente liquido alle tasche degli italiani.
La proposta ha però incontrato il parere negativo di Pietro Ichino, esperto giuslavorista ed esponente del Pd, che su Il Sole 24 Ore di venerdì scorso ha mosso due critiche. La prima: «Il lavoro straordinario lo fanno in netta prevalenza gli uomini: quindi la detassazione degli straordinari favorisce di fatto il lavoro maschile», penalizzando perciò le donne. La seconda: «Il rischio di una forma di evasione fiscale molto facile: ogni aumento retributivo potrà essere facilmente sottratto all’Irpef fingendo lo svolgimento di lavoro straordinario».
Al di là delle critiche di Ichino, lo scoglio più duro da superare sembra essere, come sempre in questi casi, quello dei sindacati. Se Cisl e Uil si dicono possibiliste sull’ipotesi, a patto però di prevedere misure più ampie sull’Irpef che pesa sui salari, la Cgil ha già annunciato, per bocca del suo segretario generale, Guglielmo Epifani, il suo secco «no». In ogni caso la “triplice” ha intenzione di presentarsi compatta di fronte al nuovo esecutivo, e dunque dovrà prima cercare una posizione unitaria in materia. Va anche detto che la proposta del Pdl ha ricevuto l’appoggio di Confindustria, e non sembra un caso che Montezemolo, nel suo ultimo discorso da Presidente, abbia chiesto di dire “stop” ai veti sindacali.