La legge Marzano, come ormai è uso chiamarla, era stata pensata per dare “un’altra occasione” ai grandi gruppi industriali in crisi. Per applicarla sono necessari alcuni requisiti, tre sostanzialmente: non meno di cinquecento dipendenti, non meno di trecento milioni di debiti e la dichiarazione dello stato d’insolvenza.
Pur non conoscendo lo stato dei conti dell’azienda, posso azzardare che per Alitalia sussistono senza dubbio i primi due, sul terzo bisogna aspettare le decisioni del Consiglio d’Amministrazione. La Marzano è una legge varata per evitare la liquidazione, non prevede, infatti, il fallimento, ma il congelamento dei debiti, la ristrutturazione ed il rilancio delle aziende. Queste sono affidate ad un Commissario straordinario che deve, entro 180 giorni, mettere a punto un piano industriale e finanziario. Il Commissario può dismettere beni che non siano nel “core business” dell’azienda.
Con un Commissario capace, e credo che in questo paese ce ne siano, ed un piano industriale che dimostri che l’azienda può essere ristrutturata e rilanciata, risanare è una missione possibile.
Per le risorse è possibile ricorrere ad un prestito ponte. Suppongo che l’Unione Europea non farebbe problemi di fronte, appunto, ad un piano industriale che dimostri che la società non è decotta, o ad una cordata d’imprenditori e finanziatori.
Alitalia è esposta, da un lato, alla dura concorrenza delle compagnie low cost e, dall’altro, non ha una dimensione tale per competere con le grandissime compagnie mondiali. Perciò una qualche alleanza strategica si deve ricercare; eventualmente ciò ricadrebbe tra i compiti del Commissario.