L’Istat ha confermato ieri la sostanziale stabilità del tasso di inflazione (ferma al 3,3% in aprile), segnalando però, ancora una volta, una forte tensione sui prezzi dei generi alimentari di base, come pane e pasta. Si tratta di un dato in linea con l’andamento della povertà relativa nel nostro Paese (calcolato in base ai consumi medi delle famiglie), che risulta sostanzialmente stabile da alcuni anni (nel 2006 il valore era pari all’11,1% delle famiglie italiane).
Esiste però una crescente percezione di instabilità e di impoverimento che percorre la società italiana, che si fa più forte ogni anno che passa. Tale percezione è segnata profondamente dall’andamento dei prezzi di generi “sensibili” come gli alimentari, la benzina e la casa (mutui e affitti). Come se esistesse un’inflazione percepita decisamente più alta rispetto a quella ufficiale, i cui effetti si fanno più evidenti al Nord (dove il tasso di povertà relativa è in crescita rispetto al 2004) e meno al Sud (dove la povertà è passata dal 25% del 2004 al 22,6 del 2006).
A far le spese di questa difficile congiuntura sono sempre di più alcune specifiche categorie di persone. Dove c’è almeno un anziano, ad esempio, la povertà è più alta della media di 2-5 punti percentuali. Ma a pagare lo scotto del caro-vita sono soprattutto le famiglie numerose, quelle con tre o più figli. Le cifre si fanno qui assai significative: in un anno, le coppie povere con tre figli sono cresciute di oltre un punto percentuale (dal 24,5 al 25,6%), arrivando a superare il 30% nei casi in cui i tre figli sono minorenni.
Il dato trova un’ulteriore conferma anche dall’indagine europea denominata EU-SILC su “Reddito e condizione di vita”, i cui primi risultati sono stati pubblicati a inizio anno. Anche utilizzando i redditi come elemento di analisi, le famiglie con figli risultano le più penalizzate: oltre il 40% di queste presentano infatti redditi bassi o medio-bassi, mentre il 44% delle coppie senza figli rientra invece nelle fasce di reddito medio-alto o alto. E ancora, solo l’8,2% delle coppie con tre o più figli si colloca nella classe di redditi più alti, contro il 25% delle coppie senza figli.
È la conferma del fatto che fare figli in Italia è sempre di più un elemento di impoverimento, in mancanza di adeguate misure compensative in termini fiscali (quoziente famigliare o misure equivalenti). Proprio su questo versante si concentrano le aspettative per una politica famigliare capace di ripristinare l’equità eliminando una delle più evidenti determinanti di disuguaglianza sociale.