Stamattina Emma Marcegaglia ha tenuto il suo primo discorso da presidente all’Assemblea di Confindustria. Parole, le sue, piene di ottimismo: «Ci muove una straordinaria passione – ha detto – per l’Italia. Per questo sono ottimista».

In Platea presente anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, seduto tra Luca Cordero di Montezemolo e Giulio Tremonti. In prima fila anche il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.
Nel settore centrale, è presente quasi tutto il governo: ci sono il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello della Difesa, Ignazio La Russa, dell’Interno, Roberto Maroni, della Giustizia, Angelino Alfano, quello del Welfare, Maurizio Sacconi. Sono presenti anche la seconda e terza carica dello Stato, Renato Schifani e Gianfranco Fini.
Gli esponenti del Pd sono distribuiti alcuni nel settore destra del palco come Fassino, Bersani, Morando, Colaninno, Letta, Calearo. Altri nella seconda fila del settore a sinistra del palco: accanto a Veltroni siede il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, quindi Marini, Massimo D’Alema, Antonio Di Pietro e Francesco Rutelli.

Necessità di riforme – «La malattia dell’Italia si chiama crescita zero» ha detto la Marcegaglia sottolineando la necessità del nostro Paese di tornare a crescere a livelli sostenuti. «La crisi internazionale mette a nudo drammaticamente tutte le debolezze del sistema. Non possiamo più eludere o rinviare quelle scelte, anche difficili e impopolari, che sono indispensabili per non compromettere il nostro futuro», ha detto la Marcegaglia citando la riforma dello Stato, gli eccessi di burocrazia, di spesa pubblica, di pressione fiscale e scarsa produttività, di scarsa ricerca come capitoli sui quali intervenire.



Dialogo con i sindacati – «Possiamo chiudere una lunga stagione di antagonismo, pensare – ha detto – in maniera nuova il confronto con i sindacati e il modello di relazioni industriali, che oggi sono obsolete». Secondo la Marcegaglia «si stia esaurendo, nella coscienza collettiva, quel conflitto di classe fra capitale e lavoro che ha segnato la storia degli ultimi 150 anni».
Il giudizio sul govenro – Soddisfazione è stata espressa dal nuovo numero uno degli industriali per il decreto approvato dal Cdm per la detassazione degli straordinari. «È un segnale importante – ha detto la Marcegaglia -, una misura che Confindustria propone da tempo». «La riforma della contrattazione – ha aggiunto la neo presidente dei Confindustria – dovrà riguardare anche il pubblico impiego, che ha inspiegabilmente ottenuto negli ultimi anni incrementi retributivi più che doppi rispetto al settore privato, senza alcun aumento di efficienza».

Pubblico impiego – La Marcegaglia ha definito anche «uno scandalo nazionale i tassi di assenteismo nel pubblico impiego». Non è «accettabile – ha aggiunto – un sistema dove ci sono persone che timbrano il cartellino e subito dopo abbandonano il posto di lavoro. È un insulto nei confronto dei lavoratori onesti. Pubblici e privati».



Il mercato del lavoro – Serve, secondo la Marcegaglia, «l’adozione di modelli di flexicurity. Non è il posto di lavoro che deve essere garantito, ma un reddito e una formazione adeguati, come accade nei Paesi con sistema di sicurezza sociale più moderna e attivi». Per Confindustria urge anche una riforma delle pensioni che adegui l’età del pensionamento alla durata media della vita.
Riforme e accordi devono permettere al mercato del lavoro cambiare ed evolversi, a favore delle donne e del merito. «In Italia è attivo solo il 47% delle donne in età lavorativa. Si scende al 31% nel Mezzogiorno – ricorda Marcegaglia – Con una occupazione femminile allineata ai tassi medi europei, il nostro Pil sarebbe più alto di quasi il 7%».



Sì al nucleare – Il nuovo presidente di Confindustria rimprovera chi ha bloccato per la tutela di piccoli interessi di parte o per paura irrazionale la realizzazione dei termovalizzatori e il nucleare: «I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d’Europa per l’energia. Manca una strategia di investimenti per la sicurezza e la diversificazione energetica perché ci arrendiamo ai veti per le minoranze».
«L’investimento in tecnologie – ha detto ancora – può essere catalizzato da pochi grandi progetti Paese: il nucleare di nuova generazione, la mobilità, il risparmio energetico, le tecnologie ambientali. Sono questi i temi che devono restare al centro della politica industriale».
(Foto: Imagoeconomica)