I dati forniti dall’Istat nel suo “Rapporto Annuale 2007” confermano un quadro i cui contorni sono noti (ne abbiamo già parlato anche su ilsussidiario.net). Negli ultimi sei anni (più o meno dall’introduzione dell’euro in poi) i redditi sono crollati rispetto alle medie europee. Di conseguenza, la percezione soggettiva di impoverimento si è ingigantita: il 14,6% delle famiglie italiane dichiara di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese e quasi il doppio (il 28,4%) non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista anche solo di 600 euro. Ancora più allarmante è il 66,1% di famiglie che non riescono a risparmiare a causa del caro-vita.
Dal 2004 a oggi le spese per la casa (comprensive del mutuo o dell’affitto) sono cresciute infatti dal 24,7 al 27,9%, così come è cresciuta esponenzialmente la spesa per i trasporti e l’energia. Un boom che ha fatto lievitare la spesa media soprattutto delle famiglie più povere. A fare le spese di questa situazione, come noto, sono soprattutto le famiglie con figli piccoli, in maniera crescente e assai più consistente rispetto agli anziani soli.
A fronte di questa situazione oggettivamente difficile, la sensazione sempre più netta è che lo Stato rappresenti una delle cause dell’impoverimento e non la soluzione. Nel 2007 la pressione fiscale è infatti ulteriormente salita di 1,2 punti, raggiungendo la quota del 43,3%. E per chi cerca un lavoro, lo Stato e le sue diramazioni mostrano segnali di inefficienza ormai irrimediabili, nonostante i cambiamenti di questi anni e l’ammodernamento estetico delle strutture che un tempo ospitavano gli Uffici di collocamento. I nuovi Centri per l’Impiego, gestiti dalle Province, sono stati infatti in grado di trovare un lavoro soltanto al 4,1% delle persone che vi si sono rivolte. Un fallimento evidente, a fronte di un impegno finanziario e di risorse umane assai oneroso.
Diventa ogni giorno più urgente una cura-shock, chiamando tutti gli attori a un patto per il bene comune. L’intervento sui mutui da parte del ministro Tremonti è un pezzo di un mosaico che ha bisogno di ben altri materiali per apparire significativo (e soprattutto per non spostare semplicemente nel futuro i problemi di sostenibilità economica di oggi). Lo Stato può fare molto, applicando in maniera estensiva i dettami del principio di sussidiarietà. Può ad esempio introdurre un sistema fiscale a misura di famiglia (quoziente famigliare), come promesso da Silvio Berlusconi in campagna elettorale. Ma può anche chiedere alle aziende segnali di una maggiore responsabilità, lungo quella linea di riconciliazione tra capitale e lavoro sperimentata con successo da Sarkozy in Francia e assai dibattuta anche in Italia. La detassazione degli straordinari è molto apprezzata dagli imprenditori, che però chiudono le porte all’ipotesi di una maggior condivisione dei profitti d’impresa con i dipendenti (prassi diffusa in molti paesi, tra cui la Germania). Se il governo Berlusconi riuscisse nell’impresa di concedere la prima misura alle imprese in cambio di una disponibilità sul fronte della partecipazione agli utili, raggiungerebbe un risultato epocale, cambiando il volto della politica economica italiana e restituendo fiducia alle famiglie italiane.
DATI ISTAT/ Gli italiani si scoprono più poveri. Ecco le soluzioni che può adottare il nuovo Governo
(Foto: Imagoeconomica)