Professor Masciandaro, le nuove necessità regolamentari scaturite dalla crisi finanziaria: coma far sì che non si incorra in una “overdose normativa”?
Bisogna lavorare molto sulla trasparenza. Piuttosto che vietare le attività finanziarie, occorre sapere con certezza chi fa che cosa. Questa esigenza è sentita soprattutto nei contesti finanziari internazionali, in particolare oltreoceano. Nel nostro paese il grado di conoscenza di quello che fa l’industria bancaria e finanziaria è più alto, perché i settori innovativi a regolamentazione bassa o addirittura nulla si sono soprattutto sviluppati nel mondo anglosassone.
Come vede la possibilità reale di far interagire le autorità di vigilanza domestiche con quella monetaria europea?
Credo sia importante in primo luogo che ciascuno metta ordine a casa propria, nel senso che occorre rendere più snelle le strutture di vigilanza. Nel nostro paese ci sono troppe autorità di controllo. Devono diventare due: la Banca d’Italia, responsabile per la stabilità finanziaria, e la Consob, responsabile per la trasparenza degli scambi.
La legge sul risparmio ha fatto una scelta di fondo per quanto riguarda le autorità preposte ai controlli? E il problema innanzitutto italiano, di semplificazione di enti, come lo si può affrontare?
La legge sul risparmio ha fatto una scelta di fondo ma non l’ha portata a termine. Continuiamo a rimanere a metà del guado. Si è scelto di semplificare il sistema, dichiarando di volerlo razionalizzare, ma non lo si è fatto. Come si affronta il problema della semplificazione degli enti? È molto semplice: abolendo l’Isvap e la Covip.
Il nostro paese ha un sistema di vigilanza plurimo, ma il mercato è cambiato e quindi quel sistema segna il passo. Cosa si può fare subito per semplificare?
Abolire le autority superflue e trasferire i poteri alla Consob e alla Banca d’Italia. Non è difficile; lo hanno fatto tanti Paesi, lo possiamo fare anche noi.