Domani la Commissione europea darà il via alla procedura di indagine sul prestito ponte ad Alitalia, nonostante le dichiarazioni del governo seguite all’approvazione del decreto che stanzia il prestito stesso. A cosa si deve la decisione della Commissione?
L’operazione compiuta dal governo italiano desta il forte sospetto di non essere rispettosa della normativa contro gli aiuti di stato che ai sensi dell’art.87 del Trattato di Roma tutti i Paesi membri dell’Unione Europea si sono impegnati a rispettare. Infatti il prestito-ponte è stato concesso solo ad Alitalia; è stato successivamente tramutato in aumento di capitale a fondo perduto; è operazione vitale per Alitalia perché senza di quell’operazione la nostra compagnia di bandiera non avrebbe capitale proprio sufficiente per poter svolgere la sua attività economica; non ricorrono le condizioni dell’investitore privato perché nessuno investitore ragionevole investirebbe in una compagnia sull’orlo del fallimento. Inoltre il nostro governo non ha notificato l’operazione a Bruxelles prima di erogare il denaro. C’è dunque il forte sospetto che uno stato membro dell’Unione Europea stia aiutando una singola compagnia, falsando la concorrenza sul mercato.
Il governo, da parte sua, sembra molto tranquillo e non teme grosse conseguenze. Il ministro Frattini ha infatti dichiarato che la procedura servirà solo per chiedere “al Governo italiano delle spiegazioni”. Le cose stanno realmente così?
A guardare la normativa europea sugli aiuti di stato non si direbbe che le cose stiano realmente così. Infatti, la normativa prevede che gli aiuti di stato illecitamente erogati debbano essere restituiti. Dunque Alitalia rischia di essere obbligata in futuro a restituire il denaro al governo italiano.
Hanno ragione le sei compagnie aeree europee a protestare contro il provvedimento del governo italiano?
Direi di sì. A chi compete sul mercato non fa piacere vedere che a una concorrente viene erogato un aiuto di stato in barba alla normativa europea. Sappiamo che questa normativa prevede delle esenzioni dal divieto contro gli aiuti di stato e sappiamo che Alitalia ha già beneficiato una volta nel 2004 di una di queste esenzioni. Sta al governo italiano mostrare che sia coerente con la normativa europea beneficiare di quelle esenzioni una seconda volta.
La decisione di Bruxelles cambia qualcosa per il futuro di Alitalia?
È possibile che il governo italiano abbia inteso con questo provvedimento semplicemente prendere tempo: pur essendo consapevole della sua illiceità e quindi del futuro obbligo di Alitalia di restituire il capitale, ha in tal modo però garantito la continuità aziendale in attesa che i privati apportino nuovo capitale in Alitalia. È chiaro però che la cordata italiana di investitori di cui si parla tanto ha a questo punto le settimane contate. Si deve materializzare molto presto.
Inoltre, non è detto che l’indagine duri molto a lungo; nel 2004 ad esempio la Commissione Europea in tre o quattro mesi ha preso una decisione su Alitalia.
È realmente plausibile che i 300 milioni del prestito ponte possano garantire ad Alitalia altri 12 mesi di “sopravvivenza”?
È difficile dirlo con precisione. Tuttavia, considerando che Alitalia perde in questo momento 1,4-1,5 milioni di euro al giorno e che il suo fatturato è in calo, così come il numero di passeggeri trasportati rispetto all’anno precedente, è possibile che i 300 milioni vengano esauriti già dopo 7-8 mesi.