Il volo cieco di Alitalia continua. Dopo aver dato mandato a Intesa Sanpaolo per la ricerca dei nuovi azionisti, il governo Berlusconi ha assunto, e questo è comprensibile, un atteggiamento di attesa.
Ma prima delle elezioni, l’irrituale iniziativa assunta dal Cavaliere di affidare al suo consulente Bruno Ermolli, leader di Synergetica, la ricerca degli investitori per la composizione della cordata di salvataggio aveva comunque dato l’impressione agli italiani che Berlusconi avesse già iniziato ad occuparsi del caso. Di fatto, invece, Ermolli non è riuscito a concludere nulla di concreto (e forse nessuno avrebbe potuto riuscirci). Ma questo suo mese di lavoro viene contabilizzato, dall’immaginario collettivo, a carico della gestione Berlusconi.



Inoltre, i dati del contesto nel quale Alitalia dovrebbe ritrovare la via dell’equilibrio economico peggiorano di giorno in giorno. Il prezzo del petrolio è alle stelle e un pur presumibile ripiegamento non pare prossimo. La stagione turistica si profila grama, per la contrazione dei consumi interni e – quel che più rileva per l’aerotrasporto – per il cattivo andamento del clima che dissuade gli stranieri dal venire in Italia.
Nel frattempo non si placa la polemica internazionale sul prestito straordinario di 300 milioni di euro con cui il governo (ancora quello di Prodi) ha assicurato la sopravvivenza a breve termine alla compagnia. L’Unione Europea sospetta che si tratti di aiuti di Stato e vuole risposte da Roma: per questo ha aperto la classica “procedura d’infrazione”. A tutta evidenza è una polemica per legulei che non approderà a nulla di serio, ma crea problemi politici perché un gruppo di compagnie straniere concorrenti guidate da British Airways cavalca la tesi accusatoria.



È drammaticamente chiaro che il tempo per varare un intervento serio su Alitalia è pochissimo. Intesa Sanpaolo ha messo in fila una serie di potenziali investitori disposti ad aderire, ma tutti chiedono sostanzialmente tre cose: di poter valutare un piano industriale forte e convincente, che era stato abbozzato da Air One sei mesi fa, ma dopo il “niet” di Prodi che scelse di trattare in esclusiva con Air France non è più stato particolareggiato; di sapere chi sarà il capo del management della nuova compagine; e chi sarà il partner industriale internazionale.
L’ipotesi migliore che circola in queste ore vede un impegno di Roberto Colaninno come capocordata e un investimento di Aeroflot come partner industriale. Ma Colaninno non ha mai confermato, e da Mosca i vertici di Aeroflot si sono addirittura espressi per un “no” all’ipotesi di un intervento in Alitalia.



Settimane contate dunque. Già, ma rispetto a quale scadenza? Il fallimento? Non si direbbe una prospettiva realistica, finché lo Stato è azionista di controllo. Piuttosto il commissariamento, una drastica cura dimagrante e una cessione a un gruppo stranieri, che comprerebbe più che altro i passeggeri di Alitalia.
Speriamo proprio di no. Speriamo che Intesa-Sanpaolo ce la faccia.

(Foto: Imagoeconomica)