La ripartenza del nucleare in italia è possibile ed auspicabile, ma certamente complessa, anche in considerazione della riduzione dei tempi ipotizzata per questo e cioè la posa della prima pietra di una grande centrale entro il 2013. La liberalizzazione dell’energia elettrica ha aumentato gli attori che intervengono nel processo, rispetto a quello che avveniva quando l’energia elettrica era nazionalizzata. C’è ora una situazione più articolata, nella quale lo Stato ha dei compiti più limitati, ma fondamentali e cioè quelli di fissare una strategia complessiva e le regole per consentire, nel rispetto di prescrizioni vincolanti, la scelta della tecnologia, la scelta dei siti, l’emissione delle autorizzazioni alla realizzazione delle centrali e il finanziamento della ricerca. Inoltre, deve prevedere il sito per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e le azioni conseguenti. Da non sottovalutare poi il ruolo delle autorità politiche di stabilire un rapporto corretto e trasparente con la popolazione.
La scelta di un Dl come inizio va proprio nella direzione di anticipare i tempi al massimo, considerando il nostro sistema legislativo. Un suo articolo riguarda il settore dell’energia nucleare. Questo di fatto dà una delega al Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) di preparare entro il 30 giugno 2009 una Strategia Energetica Nazionale, da far approvare dal Consiglio dei ministri. Tale strategia deve consentire la diversificazione del mix delle fonti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza ed in particolare prevedere “la promozione delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza energetica, la realizzazione nel territorio nazionale di centrali nucleari, l’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica….”. Il tutto dovrà essere sottoposto a verifica pubblica, mediante la convocazione di una Conferenza per l’Energia e l’Ambiente.
Finalmente si pone mano a stabilire una strategia energetica, come peraltro fanno tutti i paesi avanzati, considerato che l’approvvigionamento energetico ha assunto nel mondo e soprattutto nel nostro paese caratteristiche molto preoccupanti per l’immediato futuro. Certamente un piano del genere non potrà essere vincolante in un mercato liberalizzato, però è comunque un’importante guida per il governo circa la politica da seguire nel futuro, per quello che è in suo potere, vedi ad esempio la ricerca ma non solo. Inoltre, anche al fine della realizzazione di questi obiettivi, il governo è autorizzato ad avviare la stipula, entro il 31 dicembre 2009, di uno o più accordi con Stati membri dell’Unione Europea o paesi terzi, per intraprendere il processo di sviluppo del settore dell’energia nucleare, al fine di contenere le emissioni di CO2 e garantire la sicurezza e l’efficienza economica dell’approvvigionamento e produzione di energia. Gli accordi potranno definire, conseguentemente, tutti gli aspetti connessi della normativa, ivi compresi l’assetto e le competenze dei soggetti pubblici operanti nei sistemi dell’energia nucleare, provvedendo a realizzare il necessario coordinamento con le disposizioni vigenti.
Altre importanti disposizioni sono invece previste in un Disegno di legge, che per quanto riguarda l’energia nucleare prevede la definizione delle tecnologie degli impianti di produzione, delle procedure autorizzative e dei requisiti soggettivi che deve avere l’impresa committente. È questa un’esigenza di serietà, che dovrebbe da un lato privilegiare le tecnologie in linea con le potenzialità e le necessità del paese e dall’altro garantire che le capacità delle imprese siano all’altezza della situazione. Fondamentali anche le procedure autorizzative, che non vengono però definite in dettaglio. Si delega il governo a stabilire i criteri per la scelta dei siti per gli impianti di produzione e per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ed anche le modalità per la loro protezione, come aree di interesse strategico. Questo dei siti è un problema cruciale perché senza siti non si può far nulla. Si prevede anche la possibilità di avere misure di compensazione sociale per la popolazione, a causa del disagio complessivo creato dalla costruzione di grandi impianti, che però non devono essere a carico dello Stato. Correttamente si elimina un tabù, che era quello che non si potesse assolutamente compensare le popolazioni coinvolte, mentre è giusto ed equo prevederlo, come peraltro avviene in altri paesi. Importante anche la conferma di una partecipazione attiva, con ricostruzione della capacità di ricerca e sviluppo, ai programmi internazionali sul nucleare.
In conclusione questo complesso legislativo è un primo ed importante passo indispensabile per ripartire, che richiede ancora un lungo e impegnativo sforzo di definizione operativa, con l’apporto di esperti. I suggerimenti dovranno derivare da quanto già fatto in altri paesi che hanno centrali nucleari e da quanto già fatto nel nostro paese nel lontano passato, che consentì comunque di realizzare impianti, debitamente autorizzati. Certamente le procedure di allora erano farraginose, ma possono e devono essere riviste per renderle più snelle ed attuali. In conclusione, si auspica che i decreti attuativi non subiscano ritardi e ripensamenti, così da non compromettere questo lodevole fervore iniziale.