Alitalia ha approvato lo scorso 28 Giugno il proprio bilancio 2007; l’anno è stato definito uno dei più difficili dallo stesso amministratore delegato della compagnia, Aristide Police. Le perdite hanno sfiorato i 500 milioni di Euro, nonostante gli effetti del caro petrolio lo scorso anno sia stati completamente assorbiti dal rafforzamento dell’euro contro il dollaro; inoltre delle operazioni straordinarie hanno inoltre limitato il rosso che altrimenti sarebbe stato superiore a quello dell’anno precedente (626 milioni di Euro).
Nei primi mesi dell’anno, oltre al fallimento della trattativa di fusione tra Alitalia e il primo operatore europeo, Air France – KLM, e la conseguente fine della seconda fase di privatizzazione, lo scenario nel trasporto aereo mondiale si è ulteriormente degradato. Il prezzo del carburante è cresciuto del 90 per cento rispetto a 12 mesi fa e tutte le compagnie devo fare fronte ad una crisi dovuta all’aumento dei costi. Alitalia, nel primo trimestre, si è abissata in perdite di 215 milioni di Euro, cioè quasi 2 milioni e mezzo al giorno.
 



In questa situazione, ad inizio giugno, è stato confermato dal governo il prestito ponte di 300 milioni di euro, che verrà probabilmente bocciato nei prossimi mesi dalla Commissione Europea, configurandosi come aiuto di Stato.
La terza fase delle privatizzazione vede come advisor Intesa – San Paolo, alla quale è chiesto un miracolo.
Diverse indiscrezioni degli ultimi giorni hanno fatto intravedere una possibile soluzione; la suddivisione di Alitalia nella parte “Fly” e una bad company con dentro parte di Alitalia Servizi è dunque la “via di fuga” che potrebbe presentare l’advisor. Questa soluzione prevedrebbe l’entrata di Airone in Alitalia “Fly” con l’eventuale creazione di un campione nazionale con circa il 4 per cento della quota di mercato europeo.
Questa nuova compagnia avrebbe dei seri problemi finanziari, in quanto nel 2008 tutti e tre i vettori presenteranno delle perdite a causa del rialzo del prezzo del carburante (è stimabile una perdita complessiva di circa 600 milioni di euro). L’indebitamento superebbe i 2 miliardi di euro e sarebbero necessari investimenti di almeno 3 miliardi di euro per il rinnovamento della flotta che solo Airone ha cominciato ad attuare. La bad company necessiterebbe di tagli di circa 5000 dipendenti e non si capisce bene se resterà in mano pubblica; in questo caso è poco credibile una riduzione di queste dimensioni (la storia delle imprese pubbliche italiane dovrebbe aver insegnato almeno questo). 



 

L’eventuale fusione tra Alitalia ed Airone avrà il merito di creare un piccolo vettore regionale con monopolio locale nel mercato nazionale; questa soluzione potrebbe essere considerata forse il 4th best poiché ne soffrirebbe il mercato e la concorrenza. Se si creasse inoltre una bad company, molto probabilmente a carico dello Stato, la negatività della soluzione sarebbe ancora più evidente. 
 

Il first best era il fallimento 10 anni fa di Alitalia, con un risparmio di circa 2 miliardi di euro e un mercato che si sarebbe sviluppato maggiormente rispetto ai già positivi risultati ottenuti.
Il second best è il commissariamento e l’acquisto di un vettore straniero, in modo che le logiche sindacali e politiche escano definitivamente da Alitalia. Il commissariamento farebbe del vettore italiano una compagnia in grado di reggersi in piedi da sola. La compagnia potrebbe inoltre vendere gli asset non essenziali (vendita di alcuni slot e terreni ad Aeroporti di Roma per 200 milioni di euro), per non usufruire del prestito ponte. Il Governo potrebbe agire abbassando le tasse governative; tale azione avrebbe il merito di non distorcere la concorrenza e non sarebbe respinta dalla Commissione Europea. Si potrebbe inoltre pensare ad un abbassamento delle tariffe aeroportuali per le compagnie aeree, in modo che parte dei costi sarebbero sostenuti da monopolisti pubblici o privati (i gestori aeroportuali).
Il third best è una l’adozione di una politica simile al second best, ma senza commissariamento; i tagli tuttavia dovrebbero essere importanti per Alitalia e l’arrivo di un vettore europeo sarebbe comunque necessario.
Il 4th best è una soluzione all’italiana con influenze politico-sindacali sul trasporto aereo e con l’illusione che un piccolo vettore regionale possa competere in un mercato nel quale la competizione è esacerbata. 
 



Nella vicenda Alitalia sono state perse molte occasioni per non confermare il teorema secondo il quale le aziende pubbliche italiane sono gestite secondo logiche ben diverse da quelle del mercato e che, di conseguenza, hanno comportato perdite sociali enormi. 
La discontinuità aziendale dunque deve essere molto grande, ma il costo politico di una tale situazione rischia di essere troppo elevato.
 

(Foto: Imagoeconomica)