La crisi Alitalia, che si trascina ormai da lustri, non ha intaccato lo sviluppo del trasporto aereo italiano che è cresciuto tra il 1997 e il 2007 del 102%, comportandosi molto meglio rispetto al mercato francese (+52%) o tedesco (+65%).
Nei primi mesi del 2008 la crescita risulta tuttavia essere decelerata, in quanto il numero di passeggeri transitati negli aeroporti italiani è aumentato di circa il 4%; questo rallentamento è dovuto principalmente alla riduzione dei voli della compagnia di bandiera e alla bassa crescita economica.
 



Il “Piano Fenice” del nuovo advisor Intesa-San Paolo, come giustamente ha rilevato Oliviero Baccelli, non risolve i problemi di Alitalia e le possibilità di ritrovarsi nuovamente nei prossimi tre anni in una crisi di AliOne è elevata.
 

Alitalia ha bruciato dall’inizio della privatizzazione, nel dicembre del 2006, circa 800 milioni di euro; l’azienda continua a essere inefficiente e la gestione pubblica non ha pensato minimamente ad aumentarne l’efficienza. Nei primi mesi del 2008 la compagnia di bandiera ha peggiorato il proprio conto economico, la disponibilità netta finanziaria a breve è migliorata di soli 80 milioni di euro nonostante iniezioni di liquidità per 501 milioni di euro e la quota di mercato è continuata a diminuire.
 



Alitalia deteneva nel 2007 il 23% del mercato passeggeri, meno della metà (in percentuale) rispetto a un decennio prima; le compagnie low cost, non ancora presenti sul mercato nel 1997, hanno invece conquistato circa il 30% di market share. I dati evidenziano inoltre le dimensioni limitate delle altre due compagnie italiane: AirOne e Meridiana hanno trasportato rispettivamente il 7% e il 6% dei passeggeri del mercato italiano.
 

La “caduta” del vettore di bandiera è più pesante nei primi mesi dell’anno; infatti vi è stata una diminuzione della quota di mercato di Alitalia. Nei primi cinque mesi dell’anno la compagnia ha trasportato solamente il 20% dei passeggeri, con una riduzione più marcata nel mese di maggio; rispetto al 2007, la compagnia di bandiera ha perso 6 punti percentuali di market share. Si potrebbe pensare che il secondo operatore italiano, AirOne, abbia conquistato quote di mercato, ma così non è stato; infatti la compagnia di Carlo Toto ha trasportato costantemente circa il 7% dei passeggeri. Evidentemente sono le restanti compagnie che sono state in grado di rafforzare la loro posizione.
 



La terza fase di privatizzazione dunque continua senza troppe certezze, ad eccezione di una: saranno i contribuenti per l’ennesima volta a pagare il conto di Alitalia. Lo stesso prestito ponte che doveva essere temporaneo, sembra destinato a finire nella bad company e questo significherà che non verrà mai più recuperato.
Il finanziamento, che ha sollevato molti dubbi, è finito nel mirino della Commissione; è di ieri la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea che rende pubblica la notifica all’Italia della decisione di avviare il procedimento contro il prestito ponte.
 

Il documento ufficiale afferma che «la misura in oggetto, qualunque sia l’uso dei fondi corrispondenti, conferisca ad Alitalia un vantaggio economico di cui essa non avrebbe beneficiato in condizioni normali di mercato. Tenuto conto dell’insieme delle considerazioni, la Commissione ritiene in questa fase che la misura costituisca un aiuto di Stato ai sensi dell’articolo 87, paragrafo 1, del trattato e nutre dubbi quanto alla sua compatibilità con il mercato comune».
 

Alitalia è ormai in un vicolo cieco e l’illusione di un risanamento è ormai una vana speranza.
Il “piano Fenice” rischia di diventare l’ennesima Caporetto per il contribuente italiano, con la beffa che tra pochi anni ci si ritroverà nuovamente in una situazione non dissimile.
 

(Foto: Imagoeconomica)