Chi scrive considera amico il governo e amici personali parecchi dei suoi ministri, ma proprio per questo segnala con franchezza al premier Berlusconi la necessità di spiegare una sconcertante anomalia: l’Italia è in tendenza recessiva o comunque stagnante per il 2008 e forse per l’intero 2009, ma la politica economica non mostra alcuna reattività di contingenza per minimizzare o attutire la tendenza stessa.



In Germania, nel mese scorso, il governo ha discusso una manovra d’emergenza, equivalente a 10 miliardi di euro, per reagire al peggioramento della situazione economica interna. Si sono scontrati stimolazionisti e rigoristi che temevano una perdita di gettito in relazione al requisito di pareggio del bilancio e alla fine Merkel ha risolto la cosa rimandando a settembre la decisione, quando i dati relativi all’intensità della recessione saranno più chiari.
In Germania sono rimasti fermi, finora, ma almeno hanno discusso la questione e sono pronti ad intervenire. In Italia manco se ne è parlato, le dichiarazioni del governo trionfanti per il successo ottenuto nel aver blindato i tetti di spesa pubblica. E basta. Appunto, ciò è sconcertante.

Lo sconcerto è giustificato, poi, da due dichiarazioni di ambiente governativo, più o meno con il seguente tono: (a) la politica nazionale può fare poco per invertire i trend economici internazionali; (b) le misure varate nel pacchetto finanziario hanno capacità stimolativa. Analizziamole.



Una cosa è invertire un trend internazionale e un’altra e attutirne l’impatto negativo sull’economia nazionale. La prima cosa è impossibile, la seconda possibile e doverosa. Per esempio, si forma una task force d’emergenza che valuta i settori più colpiti e individua misure di sostegno. Per dire: turismo in difficoltà, si fa uno sconto fiscale immediato; crisi dei consumi interni, si riducono i costi sistemici – una quota della tassa sui carburanti, tariffe, ecc. – per ridare un po’ di capacità di spesa alle famiglie, si favoriscono i discount nel settore distributivo, ecc. In generale, si stimola riducendo velocemente i costi di sistema e per quanto possibile detassando.

Da un lato la cessione della sovranità monetaria e di bilancio toglie alla nazione la possibilità di grandi manovre reattive sul piano dei tassi e della leva fiscale. Dall’altro resta comunque un ampio spazio di manovra. I vari sconti e sostegni sociali hanno saturato la potenzialità stimolativa del governo? Assolutamente no e il sostenerlo porta al ridicolo.



Come mai il governo Berlusconi si è esposto all’accusa di fare poco per attutire l’impatto recessivo? Come mai lascia che il ministro dell’Economia dichiari che per tre anni non si abbasseranno le tasse senza intervenire su un’affermazione che viola l’impegno elettorale (e il buon senso economico)? Evidentemente è passata la dottrina di limare il welfare italiano, senza modificarlo, in modo da raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2011 come richiesto dalla Ue.

Ma questa era la dottrina Prodi e il governo Berlusconi si differenzia da essa solo perché non alzerà le tasse. Ma Prodi le ha già alzate criminalmente nel biennio precedente, causa anche della grave crisi dei consumi interni, e il nuovo governo non le abbassa. Sembra una presa in giro.

Da un lato non è opportuno rompere il clima di fiducia per questo governo, che sta facendo bene in molti settori, ma dall’altro non possiamo tacerne l’evidente incompetenza sul piano della politica economica, per altro già dimostrata tra il 2001 e 2006. Forse Berlusconi dovrebbe fare in prima persona il ministro dell’Economia e le cose migliorerebbero certamente.
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