La perdita del potere di acquisto di chi vive con un reddito fisso è proseguita, inesorabile, anche in questi ultimi mesi per via del rincaro generalizzato dei beni di largo consumo e di prima necessità. Il segnale più clamoroso è rappresentato dall’incremento dei prezzi dei prodotti alimentari, ma non vanno dimenticati i prezzi dei carburanti, dei trasporti, delle utenze domestiche, degli affitti, dei mutui, dei libri scolastici. La conseguenza immediata per milioni di famiglie è l’impossibilità di mantenere lo stesso tenore di vita e la necessità di rivedere il proprio paniere di consumi, mediante risparmi volontari (nella migliore delle ipotesi) o tagli forzati che possono condurre ad un vero e proprio impoverimento. I due tipi di risposta indicano condizioni di partenza ed esiti assai diversi.



I due scenari per le famiglie
Il risparmio volontario presuppone l’esistenza di alcuni margini di manovra rispetto al reddito disponibile; modifica in parte il livello delle spese, senza intaccare quelle necessarie. I tagli forzati non lasciano scampo e producono inevitabilmente un drastico peggioramento delle condizioni di vita, fino ad intaccare le spese per l’alimentazione, come chiaramente indicano gli andamenti degli acquisti di fine mese nei supermercati. Le altre spese (trasporti, utenze, affitto, mutui) sono infatti meno immediatamente comprimibili e diventano causa di una vera e propria erosione di risorse (quando esistono) ovvero di un progressivo indebitamento. Per questa parte di popolazione  – che vive con redditi fissi da lavoro o da pensione – l’impoverimento diventa tragicamente effettivo e sono dunque necessarie politiche di sostegno immediatamente efficaci.



Cosa si può fare?
La soluzione più immediata passa attraverso il sostegno ai redditi medio-bassi, mediante una politica fiscale più favorevole. In questa direzione va la detassazione degli straordinari e dei premi di produzione per i lavoratori dipendenti varata da governo in carica, resta però aperto il problema per i lavoratori che operano nei settori meno dinamici e competitivi e per pensionati che non hanno la possibilità di integrare i loro redditi con attività lavorative. Per il vasto sottoinsieme di popolazione anziana, con pensioni minime,  è necessario pensare ad altre forme di sostegno, scegliendo in ogni caso un approccio selettivo, con adeguate prove dei mezzi, come già avvenuto in occasione della maggiorazione sociale del 2001. Un secondo versante delle politiche di sostegno al reddito passa attraverso il costo delle abitazioni, legato in via principale al livello degli affitti e dei mutui. La possibilità di rinegoziare le rate dei mutui già contratti – che entrerà in vigore nel 2009 – recepisce questa emergenza, restano però necessarie politiche riferite non solo al passato ma anche al presente e al prossimo futuro. Nell’ambito della revisione dei sistemi di tassazione e in genere delle politiche redistributive vanno contemperate due esigenze non sempre facilmente conciliabili: quelle legate alla equità verticale, tese a favorire i redditi più bassi, e quelle legate alla equità orizzontale, tese ad evitare disparità di trattamento tra chi ha identici redditi effettivi. Quest’ultimo aspetto è meno considerato dal dibattito corrente, ma non va dimenticato che è proprio in direzione dell’equità orizzontale che dovrebbe andare la riforma della tassazione  per le famiglie più numerose, con persone a carico.

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