Presidente Zuccoli, lei esattamente un anno fa auspicava un deciso ritorno dell’opzione per l’energia nucleare in Italia. Oggi l’ipotesi non è più remota. A che punto siamo? Quali passi auspica?
Il nucleare reclama una soluzione e gli ultimi avvenimenti di politica estera lo confermano. Quello che sta avvenendo in questi giorni in una precisa parte del mondo deve preoccuparci. Che la nuova classe dirigente russa dovesse prima o poi cogliere l’opportunità derivante dalla sua condizione monopolistica nella fornitura di gas per poi usarla come arma in politica estera, ci sembrava evidente. Dopo quello che è accaduto in Ucraina e ora in Georgia, è chiaro che dietro questa politica c’è il petrolio. È necessario proseguire senza esitare nella diversificazione delle fonti. A2a è nata anche come strumento operativo che aveva e ha l’obiettivo di predisporre in concreto il percorso che deve essere fatto per accelerare la realizzazione del nucleare. Abbiamo predisposto un piano, il lavoro è terminato e abbiamo consegnato il nostro documento a Confindustria, perché riteniamo che Confindustria sia un soggetto rilevante in questa partita energetica che ha forti implicazioni industriali.
Il governo ha avviato alcune riforme in tema di energia: ha fatto un riordino dei servizi pubblici locali, ha ipotizzato nelle sue linee fondamentali un piano energetico… qual è la sua valutazione?
Il governo ha dimostrato una buona volontà di riforma. Anche nel settore dei servizi pubblici locali ha fatto una rivisitazione del settore più realistica di quella fatta dal governo precedente, che ha in un modo o nell’altro demonizzato le aziende pubblico locali. È stato un errore drammatico, perché in Europa la dimensione media delle aziende in campo energetico è nettamente superiore a quella italiana: le aziende come le nostre vanno aiutate anziché ostacolate. Auspichiamo che la politica energetica, che si è dichiarata favorevole al ritorno al nucleare, sappia aiutarci e non discriminarci.
Un ambito che vede impegnata a2a in prima fila è quello dell’impiego dei rifiuti per la produzione di energia, da Napoli alla Spagna. Quali strategie vi proponete?
Riteniamo che i rifiuti siano un prodotto che va trattato nel modo giusto. In cima c’è la raccolta differenziata, in mezzo c’è il trattamento industriale, e alla fine, prima di diventare spazzatura, il rifiuto deve essere valutato per quello che può dare. Quest’ultima tappa è quella nella quale si produce energia elettrica, e dove il nostro processo incontra molto bene la tematica, oggi di grande attualità, della diversificazione energetica. Avere in a2a insieme Aem, Asm Brescia, Amsa e Ecodeco fa di noi il maggior gruppo italiano nel settore della valorizzazione dei rifiuti. Intendiamo crescere nel mercato europeo.
Ci sono, oltre che opportunità di crescita, anche criticità di governance?
Abbiamo una grossa partecipazione in Edison. Auspichiamo senz’altro che ci sia un rapporto più sereno tra i due consigli di amministrazione e che si chiariscano posizioni e obiettivi reciproci. È in atto una sfida tra i grandi produttori di energia: il controllo di Edison, le prospettive di Edipower, non ultimo il vostro gruppo di centrali derivato dall’acquisizione di Endesa Italia. Come finirà? Ricordiamo che il kwh è una commodity. Non esiste una qualità del kwh, esiste il kwh tout-court e sta sul mercato chi ne produce tanto a basso costo. Non ci può essere di conseguenza una miriade di operatori. In Italia al massimo potranno esserci 3-4 operatori e noi vogliamo essere nel gruppo di testa. Lo sviluppo del nucleare nel nostro paese dipende anche dall’esito di questa sfida.