La commissione europea «segue con fiducia l’azione coordinata delle banche centrale e dei Governi» su Lehman Brothers, la banca americana sull’orlo del fallimento.
Il portavoce della commissione, Johannes Laitenberger, ha precisato che il commissario per gli Affari economici, Joaquin Almunia, «sta seguendo attentamente gli avvenimenti».
La Banca Centrale Europea è già intervenuta iniettando nel sistema liquidità supplementari per 30 miliardi di euro, mentre la Banca d’Inghilterra è intervenuto con 5 miliardi di sterline. L’intervento, effettuato mediante aste su prestiti a scadenza di tre giorni, è stato deciso per assicurare la calma nel sistema finanziario.
Secondo quanto riporta Dow Jones, per l’asta di oggi la Bank of England aveva ricevuto richieste per un ammontare complessivo di 24,1 miliardi di sterline. Prima dell’intervento i tassi interbancari – quelli sui prestiti che le banche si erogano tra loro – si attestavano tra il 5,20% e il 5,35%, a fronte di un livello di riferimento minimo del 5%.
A ben 13 mesi dal suo inizio, la crisi mondiale innescata da un singolo comparto, i mutui subprime negli Usa, e poi dilagata su tutti i maggiori settori, non solo non sembra vicina a conclusione, ma anzi sembra aggravarsi.
Parte di questi sviluppi si sono registrati quando ormai in Europa era già mattina e alcune big tra le piazze dell’Asia erano chiuse per festività locali, come Tokyo e Hong Kong. Taiwan era invece aperta e ha registrato un crollo del 4,1%, in India questo nuovo tsunami della finanza ha visto la Borsa di Bombay segnare un crollo del 3,35% per l’indice Sensex 30. E della stessa portata sono le cadute che hanno investito le piazze europee: in tarda mattinata a Francoforte l’indice Dax cede il 3,22%; a Londra il Footsie 100 perde il 3,43%; a Parigi il Cac40 cade del 4,18% mentre a Milano lo S&P Mib cede il 3,37%. Si attende con ansia l’apertura di Wall Street, e sulla base dei futures si profilano pesanti ribassi.
Significativa anche la reazione del mercato petrolifero, che sembra chiaramente scontare un peggioramento dei rischi per tutta l’economia e di conseguenti attese di indebolimento sulla domanda di oro nero. Se venerdì scorso il barile aveva chiuso sopra i 101 dollari, stamattina è crollato sotto i 98: negli scambi dell’after hours sul Nymex, la Borsa delle materie prime di New York, i futures sul greggio in prima scadenza cedono 3,19 dollari rispetto al fixing di venerdì, con il barile di West Texas Intermediate a 97,99 dollari. In mattinata il Wti ha segnato un minimo a 97,77 dollari. Nel frattempo a Londra il barile di Brent, il petrolio del Mare del Nord, cade di 3,01 dollari a quota 94,57.
Crollo del petrolio tanto più significativo perché avviene nonostante il fatto che anche il dollaro, stamattina, segna un indebolimento, e da mesi i futures sul greggio vengono utilizzati come strumento per mettersi al riparo dai cali del biglietto verde. “Normalmente”, quindi, quando il dollaro cala il petrolio sale; ora in pratica tra gli operatori prevale comunque la paura per le ripercussioni negative sull’economia. Negli scambi di fine mattina l’euro sale a 1,4242 dollari e nelle battute precedenti aveva riavvicinato la soglia degli 1,45. La scorsa settimana l’euro era rientrato ai minimi da un anno sulla valuta americana, scendendo fino a 1,3881 dollari.