Per i sostenitori della necessità di fare emergere tutte le passività, esplicite, implicite e potenziali, dai bilanci di ogni istituzione finanziaria in qualsiasi modo coinvolta (da protagonista o comprimaria) nella crisi finanziaria globale, la notizia che Goldman Sachs e Morgan Stanley abbiano deciso di trasformarsi, in una notte, da banche d’affari a banche commerciali apre mille interrogativi. Vediamo perché.
La Lehman Brother, il cui fallimento e successivo smembramento farà scuola, è stata lasciata fallire perché non aveva alcun rapporto con il correntista finale ma esclusivamente con altre istituzioni finanziarie alle quali vendeva strumenti iper sofisticati che, in una fase di rallentamento economico e rialzo dei tassi, si sono rivelati fonti di perdite incontrollabili.
Questo sistema aveva raggiunto livelli parossistici: ancora oggi nessuno sa quanti di questi strumenti derivati siano in circolazione. La trasparenza del sistema, la sua “ripulitura” da queste tossine imporrebbe di sapere dove sono finiti questi strumenti, quanti sono e che perdite implicite possono provocare sui bilanci di ognuna delle istituzioni finanziarie o industriali che li hanno in portafoglio. Sarebbe questa la strada maestra per poter ripartire sulla base anche di nuove regole che indirizzino i manager verso comportamenti diversi da quelli tenuti finora. Occorre fare tabula rasa di un sistema finanziario autoreferenziale, distaccato dall’economia reale e strutturalmente illiquido.
La critica a questa posizione estremistica è che, probabilmente, il sistema non reggerebbe nuovi devastanti crack come quelli della Lehman. Ed è vero, ma la cosa peggiore sarebbe quella di fare finta che il male non esista. La decisione di Goldman Sachs e Morgan Stanley di diventare banche commerciali ha lo scopo di poter partecipare alle aste del Tesoro che immette liquidità nel sistema (prima non potevano) al fine di poter restare sul mercato e “ripulire” progressivamente i propri bilanci da quegli strumenti derivati che hanno portato al tracollo della Lehman. Si sono salvate, quindi (la Goldman anche grazie all’intervento di Warren Buffett), ma in cambio hanno accettato, proprio in quanto banche commerciali, la sorveglianza della Fed sulla propria operatività e sui propri bilanci.
Teoricamente gli ispettori della banca centrale americana dovrebbero, perciò, iniziare minuziosissime ispezioni nei conti delle due banche alla ricerca di possibili buchi, potenziali rischi. Non credo ciò accadrà. In questo clima di emergenza nazionale (anzi, mondiale) dubito che la Fed si assuma la responsabilità di fare emergere i possibili (certi?) buchi nei bilanci delle due banche proprio mentre il Tesoro Usa stanzia 700 miliardi di dollari per salvare il sistema finanziario del quale anche Goldman Sachs e Morgan Stanley fanno parte. In altre parole: la Fed, in nome della stabilità a breve termine, potrebbe essere tentata di evitare danni ulteriori e insabbiare le responsabilità delle due banche così pregiudicando la stabilità a lungo termine.
Una normale attività finanziaria potrà riprendere solo quando le banche, tutte, si saranno disintossicate. Prima lo fanno, prima potranno tornare a fare il loro mestiere.
Nascondere la verità allontana questo momento.