Il Piano Fenice sembra ormai sulla pista di decollo, ma tra i tanti punti ancora da dettagliare, ve n’è uno particolarmente importante: l’entità degli esuberi, cioè il numero di addetti che non potranno essere riassorbiti dalla nuova Alitalia. Su questo punto sarà ovviamente serrato il confronto con i sindacati ed è, quindi, essenziale avere una valutazione il più possibile oggettiva. Viste le differenti stime in circolazione, abbiamo chiesto un parere ufficiale al ministro Sacconi.



Ministro Sacconi, sugli esuberi previsti dal Piano Fenice circolano dati discordanti. Quanti sono gli esuberi realmente stimati e a quale perimetro aziendale vanno riferiti?

La stima fatta dalla società che si è offerta di rilanciare Alitalia si riferisce a tutti i lavoratori che ragionevolmente possono essere riassunti o che possono continuare attività necessarie per la nuova compagnia. Quindi al di là del perimetro della società Alitalia la stima riguarda tutti i 17.500 lavoratori con l’eccezione di 3.250, per i quali – appunto – sarebbe necessaria un’occupazione alternativa.



È possibile stabilire in che proporzione questi esuberi sono dovuti a eccesso di personale nelle due precedenti società – vecchia Alitalia e AirOne, o a sovrapposizioni di mansioni derivanti dalla fusione, o alla rinuncia da parte della nuova società ad una serie di attività già esercitate da Alitalia?

No, in questo momento questo è un esercizio non semplice e non fattibile. Certamente il ridimensionamento è imposto dalla razionalizzazione delle due attività, relativamente meno dal contenimento delle attività stesse, perché la nuova Alitalia già in partenza ha obiettivi di sviluppo che la diversificano nettamente rispetto a quella che eredita.



Il governo ha intenzione di occuparsi anche di queste attività, come ad esempio manutenzione, servizi a terra, cargo, etc., perché possano continuare a reggersi autonomamente, senza ulteriori esuberi e costi per la collettività?

Certamente sì. Ci interessa non solo promuovere quanto più è possibile il reimpiego dei lavoratori, ma anche far di tutto per consentire che attività importanti, che costituiscono un patrimonio aziendale del paese, non vadano disperse, ma anzi possano proseguire. Sono ragionevolmente ottimista. Ci saranno certamente soluzioni imprenditoriali sia per l’attività di trasporto merci che per le attività di manutenzione straordinaria, come per le funzioni ausiliarie di gestione dei sistemi amministrativi e informativi e call center. Credo che non ci sia alcuna difficoltà a individuare altre soluzioni imprenditoriali, che potrebbero includere anche un coinvolgimento della stessa nuova Alitalia.

Come giudica la richiesta di alcuni enti locali (Regione Lazio o Provincia di Milano) di entrare nell’azionariato della Cai?

Di nessun significato pratico.

Lei dunque condivide la posizione di quegli Enti locali che dicono di non voler far rientrare lo Stato dove lo Stato ha commesso fin troppi errori….

Con l’aggiunta che mi sembra che la Regione Lazio abbia ben altri problemi a cui pensare.