L’impresa sociale è considerata quale strumento giuridico-organizzativo idoneo a contribuire allo sviluppo di un’azione sociale che sappia coniugare un’adeguata vocazione imprenditoriale e la promozione di valori socialmente riconosciuti:

«L’impresa sociale, per come emerge anche nella letteratura che del fenomeno si è occupata, sembra essere il locus naturale per l’affermazione di comportamenti socialmente responsabili, che si declinano, ad esempio, in una particolare cura che l’imprenditore-datore di lavoro deve assumere nei confronti dei lavoratori dell’impresa, dei destinatari dei beni e dei fruitori dei servizi, della società in generale; in tal senso, in attuazione di precisi principi e criteri direttivi della legge delega, nello schema di decreto sono stati individuati la redazione di un bilancio sociale, la corresponsione di trattamenti economici e normativi non inferiori a quelli previsti dalla contrattazione collettiva, la previsione di forme di partecipazione dei lavoratori e dei destinatari (i c.d. multistakeholders



(Relazione di accompagnamento dello Schema di decreto legislativo recante: “Disciplina dell’impresa sociale, a norma della legge 13 giugno 2005, n. 118″, presentata al Consiglio dei Ministri nella seduta del 2.12.2005).

Tra gli aspetti rilevanti in ordine ai contenuti del d. lgs. n. 155/2006, il decreto legislativo prevede la possibilità di “optare” per lo statuto di impresa sociale non soltanto per le associazioni e fondazioni, ma anche per le società di capitali.



Le imprese sociali operano, tra gli altri, nei settori dell’assistenza sociale, dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, dell’istruzione e della formazione, della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, della valorizzazione del patrimonio culturale e del turismo sociale (si pensi, per esempio, all’impiego di imprese sociali per la gestione dei “buoni vacanza” a favore delle famiglie disagiate recentemente approvati dal Governo). A prescindere dall’attività sono imprese sociali anche quelle che esercitano attività d’impresa al fine dell’inserimento lavorativo di lavoratori svantaggiati e disabili.



L’impresa sociale è dunque quella in grado di coniugare l’attività di impresa con il perseguimento di finalità di interesse sociale e generale. Dall’attività imprenditoriale, segnatamente da quella principale, caratterizzata alla stregua di tutte le organizzazioni non profit, dall’assenza di uno scopo lucrativo, l’impresa sociale deve ottenere la maggior parte dei propri ricavi.

Da ciò discende che l’impresa sociale è un’impresa caratterizzata dal perseguimento di un lucro oggettivo, vincolato a determinati limiti e dall’assenza di lucro soggettivo. A questo riguardo, infatti, gli utili derivanti dalla gestione non possono essere distribuiti, ma debbono essere reinvestiti nell’attività o destinati a patrimonio. Ne discende che elemento centrale della qualificazione di “impresa sociale” è il divieto di lucro sia diretto sia indiretto e il conseguente obbligo di impiego degli avanzi di gestione ad incremento del patrimonio nelle attività istituzionali.

Il decreto legislativo in parola ha dunque inteso far salva la specifica configurazione dell’impresa sociale che, ancorché ancorata ai principi dell’azione imprenditoriale, rimane pur tuttavia espressione della società civile e del volontariato organizzato. A tale riguardo, nelle imprese sociali é ammessa la prestazione di attività di volontariato, nei limiti dei cinquanta per cento dei lavoratori a qualunque titolo impiegati nell’impresa sociale.

L’impresa sociale, in forza della particolare configurazione che il legislatore ha inteso attribuire a questa figura – peraltro in linea con quanto già disciplinato in materia di cooperative sociali – è in grado di realizzare un sistema valoriale e di interventi “sul campo”, che – tra l’altro – può invero favorire la crescita di un’imprenditoria sociale “specializzata” nel settore dell’occupabilità delle persone svantaggiate.

Tale capacità si può individuare nei seguenti elementi: la personalizzazione degli interventi; l’unicità e il valore della persona; il lavoro di rete con gli altri soggetti; la valutazione e il controllo dell’efficacia degli stessi; la promozione di comportamenti che portino all’assunzione di responsabilità; l’esperienza lavorativa quale strumento di integrazione sociale; il modello dell’impresa sociale quale modalità di organizzare risorse umane e materiali coerenti con i valori di fondo.