Paracadute delle banche per Fiat. Intesa Sanpaolo, Unicredit e un istituto francese, probabilmente Bnp Paribas, sono al lavoro per mettere a disposizione del Lingotto una linea di credito a medio termine da circa 1 miliardo. Una cifra più contenuta rispetto a quella circolata ieri, pari a 5 miliardi, che richiederebbe il coinvolgimento di più banche, difficile da centrare vista la generale carenza di liquidità, oppure il ricorso a strumenti finanziari diversi.
Le negoziazioni sono in corso (con Intesa e Unicredit nel ruolo di coordinatori dell’operazione) anche per raccogliere la disponibilità di altri gruppi creditizi (si parla di sei-otto istituti) ma, come ha indicato l’amministratore delegato della casa torinese, Sergio Marchionne, durante la conferenza
Telefonica con gli analisti, è «prematuro» dare indicazioni. «Abbiamo quasi raggiunto un accordo», ha detto, ma vogliamo muoverci con cautela «per non fare mosse stupide o stravaganti in un mercato irrazionale».
L’obiettivo è di chiudere l’operazione nel giro di una settimana, indicano fonti finanziarie che sottolineano peraltro come l’intervento non abbia carattere di urgenza. Si tratta infatti di una linea di credito cui Fiat non attingerà nell’immediato, bensì in caso di necessità, se peggioreranno le già difficili condizioni di mercato.
Per Torino si tratta in sostanza di un paracadute, non di fondi da destinare a operazioni straordinarie come potrebbe essere un’ipotetica alleanza con Peugeot. Fiat ha peraltro smentito in una nota ufficiale, così come ha fatto lo stesso Marchionne con gli analisti, l’ipotesi di un aumento di capitale
Al servizio di un’eventuale fusione.
Il Lingotto ha già in cassa 3,9 miliardi di euro ma è gravato da un indebitamento netto a fine 2008 di 17,9 miliardi, mentre quello lordo si attesta a 21,4 miliardi. Se da una parte le linee di credito costituiranno riserve e garanzie sulle quali poter contare, la preoccupazione di Marchionne è anche rivolta alla ristrutturazione del debito. Su questo fronte il manager ha contattato Mediobanca per ragionare su modalità e strumenti di intervento.
In ogni caso le operazioni sulle quali si sta lavorando, se da una parte segnano il ritorno del sistema bancario a fianco del primo gruppo industriale italiano, dall’altro hanno caratteristiche diverse dal prestito convertendo da 3 miliardi concesso a Torino nel 2002. Tre anni dopo Marchionne annunciò
La conversione del prestito in azioni e le banche coinvolte si ritrovarono socie di Fiat. Si trattava di Sanpaolo Imi, Banca Intesa, Unicredit, Capitalia, Bnl, Mps, Abn Amro e Bnp Paribas. Il prezzo di conversione venne fissato nel settembre del 2005 a 10,28 euro per azione, un livello distante anni luce dalle attuali quotazioni (3,8 euro).