In momenti di crisi come quello attuale si fa appello anche al ruolo che le aggregazioni sociali non lucrative sono in grado di svolgere, in specie considerando la loro intrinseca matrice solidale e sussidiaria (si vedano gli articoli apparsi su Il Sole 24 Ore di lunedì, 19 gennaio 2009). Colpisce invero osservando l’esperienza, la capacità delle organizzazioni non profit di saper intervenire per rispondere alle mutate e diversificate esigenze che promanano dalla società civile e soprattutto dagli strati più deboli e svantaggiati della stessa.
E forse questa capacità colpisce maggiormente se si muove dall’assunto – ricordato da Stefano Zamagni nell’articolo sopra citato – che le organizzazioni non profit non possono “limitarsi a migliorare le condizioni di vita delle persone, ma devono pensare a migliorare le loro capacità di vita”. Ciò implica, tra l’altro, presentare assetti organizzativi, “sensibilità” territoriale e “vocazione” all’altro, elementi che insieme definiscono azioni ed interventi che superano i confini della funzione redistributiva e che integrano la nozione di “servizi di interesse generale”, così come definiti a livello comunitario. Una siffatta configurazione produce (inevitabilmente) ricadute sulle forme giuridico-organizzative e sui rapporti con gli enti locali.
In passato si è sostenuto (anche chi scrive lo ha fatto) che la cornice normativa dovesse (e in talune parti dovrebbe) essere rivista e aggiornata allo scopo di permettere uno sviluppo più moderno e in linea con altre esperienze europee. In questa direzione, allora si è correttamente richiamata l’attenzione sull’azione economico-imprenditoriale delle associazioni e fondazioni, così da permettere alle stesse di recuperare efficienza ed efficacia nell’erogazione dei servizi. Componente essenziale per un futuro e strutturato sviluppo delle organizzazioni non profit, ma che oggi alla luce delle evoluzioni della società civile, dell’azione degli enti pubblici, in specie a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 e del riconosciuto principio di sussidiarietà orizzontale (art. 118 u.c) non sembra più risultare forse così determinante. L’impresa sociale, invero, in questo contesto, è già realtà vissuta e sperimentata prima ancora che “disciplinata”. Si tratta invero di un contesto composito di organizzazioni ed esperienze impegnate a sviluppare soluzioni innovative capaci di intercettare e “guidare” i nuovi bisogni, espressione non solo di istanze soggettive e materialmente identificabili, ma anche domanda di socialità e di compagnia. A questo riguardo, si pensi all’esperienza positiva (ancorché iniziale in molti territori) dell’amministratore di sostegno ovvero del trust a favore dei soggetti deboli. In entrambi i casi le organizzazioni senza scopo di lucro possono giocare un ruolo “strategico”, in quanto realtà radicate sul territorio, conosciute, stimate e, per questo, ritenute in grado di prendersi cura dei propri cari/famigliari. E le esperienze ad oggi conosciute dicono che quanto più le organizzazioni sono “collegate” con il territorio (comuni, banche di credito cooperativo, fondazioni bancarie, ecc.), tanto maggiore è il loro grado di “appeal” istituzionale.
L’evoluzione giurisprudenziale, talune interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate, nonché il contesto normativo, sia esso nazionale ovvero regionale sembrano, oggi più che in passato, anche grazie alle “chiavi di lettura” fornite a livello UE, favorevole ad una evoluzione positiva delle organizzazioni non profit. Le forme giuridico-organizzative oggi a disposizione per la gestione e l’erogazione di servizi di interesse generale non sembrano invero impedire alle organizzazioni non profit di innovare ovvero di sviluppare la loro azione, in specie a livello locale. In molti casi, le stesse organizzazioni (associazioni, fondazioni e cooperative sociali) sono alla ricerca di assetti interni di governance e di collaborazioni con altre realtà non lucrative sul territorio, attraverso i quali, pur non volendo rinunciare alla loro precisa configurazione, condividere risorse e realizzare progetti integrati a beneficio della comunità.