L’Analisi Tecnica studia l’andamento dei prezzi nel tempo per prevederne le tendenze future. Studiando i movimenti del passato cerca quindi di prevedere il movimento futuro di uno strumento finanziario (azione, future o valuta). Charles Dow (1851-1902) è considerato il padre di questo tipo di analisi e sui suoi studi si basa ancora oggi l’analisi tecnica moderna.
La teoria di Dow si basa su sei punti fondamentali: 1) il mercato è formato da tre tendenze: lungo, medio e breve periodo; 2) queste tendenze si dividono in tre fasi: accumulo, partecipazione del pubblico e distribuzione; 3) il mercato azionario sconta tutte le notizie; 4) il trend di un settore deve essere confermato dall’andamento dei settori collegati; 5) il trend deve essere confermato dal volume; 6) il trend esiste e permane fino a quando non vengono dati segnali opposti, brevi periodi in controtendenza sono dunque normali.
Nel 1897 fu lo stesso Dow, fondatore del Wall Street Journal, a sviluppare due indici di mercato: l’Industrial Average e il Rail Average (che attualmente si chiamano Dow Jones Industrial Average e Dow Jones Transportation Average).
Logicamente, nell’ultimo secolo e in particolare negli ultimi anni, l’analisi tecnica è sempre stata in continua evoluzione, sono stati introdotti col tempo numerosi indicatori e oscillatori che mirano ad aiutare l’operatore a capire se un trend è ancora in corso oppure se ci si può aspettare un’inversione e sono stati ottimizzati alcuni pattern di prezzo, ovvero particolari formazioni grafiche che hanno una certa tendenza a ripetersi nella storia del titolo e possono fornire spunti sull’operatività futura.
Chi, operando in borsa, non ha mai sentito parlare di figure tecniche come canali, triangoli, testa e spalle, bande di Bollinger, medie mobili, supporti, resistenze e breakout? A conoscere l’analisi tecnica sono pertanto in molti, alcune persone basano la propria operatività esclusivamente seguendo queste tecniche, altri ne tengono conto, altri invece non ne vogliono sentire neanche parlare.
Dallo studio della teoria macroeconomica sappiamo che i prezzi dei beni, reali o finanziari, nel lungo periodo tengono al loro livello naturale. Ed è proprio questo il nocciolo della questione: cosa succede invece nel breve periodo? I prezzi si muovono in maniera casuale, sono vittime dell’umore degli operatori oppure si muovono a seconda di una conformazione appena disegnata su un grafico? E i prezzi si muovono sempre nello stesso modo oppure il loro comportamento cambia nel tempo?
Si potrebbe dibattere per giorni per dare una risposta a queste domande e alla fine del dibattito probabilmente, ogni persona conserverebbe la propria convinzione. Chi segue l’Analisi Tecnica basa la propria operatività aprendo o chiudendo una posizione a seguito del formarsi su un grafico di determinati pattern di prezzo o figure grafiche particolari.
Jesse Lauriston Livermore, uno dei più grandi trader dell’inizio del secolo scorso, scriveva: «In qualsiasi epoca le persone hanno sempre agito nella stesso modo nel mercato azionario e delle commodity, questo è stato il risultato dell’avarizia, della paura, dell’ignoranza e della speranza ed è il motivo per cui le configurazioni grafiche e i pattern si formano costantemente. I pattern che i traders e i tecnici osservano sono semplicemente il riflesso di comportamenti umani dettati dalle emozioni».
Una teoria contrapposta all’analisi tecnica è quella denominata Random Walk, o dei moti browniani. Prende il nome dal botanico Robert Brown che nel 1828 osservò che se all’interno di un liquido si introducono delle particelle solide molto piccole, esse si muovono in un modo irregolare, casuale.
In finanza, questo modello è stato ripreso nel 1973 da Black e Scholes ed è tuttora un elemento essenziale del pricing dei prodotti finanziari derivati. Il movimento dei prezzi sarebbe dunque casuale e imprevedibile e il movimento dei prezzi passati di uno strumento finanziario non sono indicativi per l’immediato futuro.
La contrapposizione tra questi due modelli di analisi è dunque molto forte: il primo afferma che alcuni comportamenti si ripetono frequentemente, il secondo afferma l’assoluta casualità dei movimenti e l’impossibilità di prevedere l’andamento dei prezzi nel breve periodo. Quello che è certo è che i prezzi degli strumenti quotati nei mercati finanziari sono influenzati dal comportamento di innumerevoli operatori che prendono le loro scelte di acquisto o di vendita in diversi momenti e che ragionano seguendo modelli di analisi diversi e che tra l’altro, operano su orizzonti temporali differenti.
È certo che, se si vuole operare nei mercati finanziari globali in maniera efficiente, analisi tecnica o meno, la chiave del successo risiede in una appropriata e metodica gestione del rischio. L’erosione del proprio capitale disponibile o il suo costante aumento nel tempo dipende sicuramente da questa fondamentale variabile.