Per domani è previsto il consiglio di amministrazione di Alitalia nel quale dovrebbero essere approvati i risultati del terzo trimestre 2009, che, secondo le previsioni dei vertici aziendali, dovrebbe chiudersi in sostanziale pareggio. Per meglio comprendere le mosse che la compagnia aerea italiana sta mettendo in campo per migliorare ulteriormente le sue performance, ilsussidiario.net ha intervistato Giorgio Callegari, Direttore Alleanze, Strategie e Flotta di Alitalia.



 

Ingegner Callegari, Alitalia è partita con qualche difficoltà. Qual è ora la situazione dei conti? Siete in linea con il piano industriale?

 

Come in ogni valido piano di ristrutturazione, era prevista una fase iniziale critica che però sarebbe migliorata nel corso dell’anno, e questo è esattamente ciò che è successo. Siamo in linea con gli obiettivi del piano, sia negli aspetti di mercato che in quelli economici e finanziari. Il fatto che ci troviamo in questa situazione, mentre il mercato è globalmente calato del 30% (-10% di volumi e -20% di prezzi), mi sembra un risultato da non trascurare.



 

Che risultato prevedete per la fine dell’anno?

Non amiamo fare previsioni, ma agire e poi condividere i risultati. Come ha detto l’amministratore delegato, Rocco Sabelli, i dati ci indicano la concreta possibilità di un terzo trimestre in sostanziale pareggio e in netto miglioramento rispetto ai primi due. Ciò ci permette di confermare l’obiettivo di pareggio a tre anni.

Con il piano Prato la presenza di Alitalia su Malpensa è stata ridotta. Pensate di riposizionarvi sullo scalo lombardo anche con nuovi voli intercontinentali?

Già oggi abbiamo un’offerta di voli intercontinentali su Malpensa tutt’altro che trascurabile, perché penso che sia importante, oltre che legittimo, considerare come parte del nostro portafoglio di offerta anche quella integrata dei nostri partner, che hanno scelto di mantenere in vita accordi di code sharing nonostante la situazione critica dello scorso anno. Mi riferisco a Delta su Atlanta e New York, Jal su Tokyo, Aeroflot su Mosca, Korean Air su Seul, ecc…



Questo ci consente di avere un portafoglio di destinazioni intercontinentali, alcune operate direttamente, altre offerte dai nostri partner ma commercializzate in maniera integrata, di assoluto rispetto per Malpensa.

Ma pensate di sviluppare nuovi voli intercontinentali operati direttamente da voi sia a Malpensa che in altri aeroporti?

Il piano Alitalia prevede lo sviluppo della flotta di lungo raggio ed è nostro interesse presidiare i mercati che rappresenteranno le opportunità di crescita più interessanti, includendo, ovviamente, nelle nostre analisi anche Malpensa.

 

Secondo recenti dichiarazioni di Rocco Sabelli, il marchio AirOne, pur non diventando low cost, farà concorrenza ai vettori low cost. In che modo ci riuscirà?

 

In tutto il mondo la linea di confine tra vettori low cost puri e low cost evoluti si va confondendo sempre di più a causa di quelle che sono le caratteristiche del mercato. Dagli Usa all’Asia ci sono forme di integrazione e code sharing tra compagnie “tradizionali” e low cost.

Noi pensiamo che in determinati bacini di traffico ci sia spazio sia per il modello “tradizionale” sia per la possibilità di poter offrire un prodotto a un prezzo più competitivo, sempre all’interno del portafoglio di marca del gruppo Alitalia.

 

Le compagnie low cost hanno però una struttura di costo diversa dalla vostra. Come pensate di poter aver successo?

 

Devo premettere che oggi Alitalia ha una struttura di costo molto competitiva, più vicina a quella di un vettore low cost che a quella di una compagnia tradizionale. Per il resto mi consenta di essere ancora riservato, perché vorremmo presentare il prodotto sul mercato in maniera adeguata. Riteniamo comunque che l’evoluzione delle tecnologie distributive, del comportamento dei passeggeri, dell’ampiezza di gamma delle destinazioni che possiamo offrire ci consenta di essere attraenti per un certo tipo di passeggeri, senza necessariamente arrivare né ai livelli di prezzo, né alla struttura di costo che hanno compagnie come Easyjet o Ryanair.

 

Nel corso di questi mesi Alitalia ha migliorato le sue performance. Pensate di dover fare ancora di più?

 

Come ha già detto Rocco Sabelli, abbiamo fatto delle cose importanti perché abbiamo migliorato la puntualità, la regolarità, l’interno degli aeroplani e la performance sui bagagli. Ma non siamo ancora soddisfatti e abbiamo numerosi progetti di miglioramento in corso.

Dove pensate di agire in particolare?

 

Dobbiamo lavorare ancora sulla puntualità, perché vogliamo migliorare il nostro dato del 75% a livello di rete. Possiamo fare ancora di più nell’assistenza al passeggero, intesa come orientamento dell’azienda al cliente in ogni momento del processo e possiamo mettere l’orientamento al cliente a servizio di un’innovazione di tipo informatico, arrivando a un custom relationship management molto più sofisticato. Tutto questo passa evidentemente per un ulteriore salto di qualità, in modo che l’atteggiamento di attenzione al cliente sia sempre più diffuso, perché il cliente è un valore per l’azienda.

 

Quali strategie avete in mente per attirare nuovi passeggeri e aumentare così il load factor?

 

Premesso che il load factor non è un indicatore di performance assoluta e che la nostra competitività sui costi ci consente il raggiungimento del pareggio operativo a coefficienti di load factor inferiori a quelli di altri vettori, abbiamo già messo in atto una serie di azioni che ci hanno permesso di arrivare ai risultati che abbiamo ottenuto in termini di riempimento degli aerei.

Continueremo a lavorare sul miglioramento dei prodotti, sull’investimento sul cliente a terra e in volo e su una gamma di tariffe competitive. Siamo già in promozione sul mercato italiano e anche sui mercati esteri con un’aggressività e una flessibilità sconosciute alla vecchia Alitalia. I risultati ci dicono dove è necessario fare delle correzioni e noi interveniamo, come è giusto che sia.

 

A seguito della fusione con AirOne, e per effetto della legge 166/2008, Alitalia gode di una posizione dominante su molte rotte interne, dove spesso non c’è la competizione con l’Alta velocità ferroviaria. Cosa risponde a chi critica questo vostro vantaggio?

 

Innanzitutto la concorrenza tra aereo e Alta velocità esiste ed è reale. La scorsa settimana con la presentazione delle nuove tratte dell’Alta Velocità abbiamo visto che il prodotto di Trenitalia non è solo Milano-Roma, ma anche Milano-Napoli, Torino-Roma, Torino-Venezia, Torino-Napoli e Venezia-Roma. Inoltre abbiamo visto i dati sul numero di posti e di frequenze che Trenitalia offre. Se valutiamo le rotte in termini di volume di passeggeri, dove c’è concorrenza tra treno e aereo mi sembra di poter dire che alla luce della capacità offerta dal mezzo di trasporto concorrente vi sia un livello di competizione più che accettabile. C’è poi da notare un’altra cosa importante.

 

Quale?

 

Sulla Torino-Roma c’è un concorrente come Blu Express, sulla Catania-Roma c’è Windjet, sulla Cagliari-Roma Meridiana e sulla Venezia-Roma Easyjet, come anche sulla Lamezia-Roma. E se non fosse così noi non avremmo una quota di mercato intorno al 50%. Mi sembra che il mercato stia trovando un suo equilibrio all’interno di offerte tutte egualmente competitive – e rivolte a segmenti di domanda che in alcuni casi sono gli stessi e in altri casi sono diversi – in termini di bisogni di trasporto. Mi sembra, anche in questo caso, che ci sia un livello di competizione più che accettabile.

 

Anche sulla Linate-Fiumicino?

 

Quando si guarda un mercato occorre osservare le alternative di prodotto/servizio che questo mercato ha a disposizione, non credo che si debba valutare lo scenario su un singolo prodotto. Per questo possiamo dire che tra Milano e Roma abbiamo almeno quattro prodotti in concorrenza: Alitalia sulla Linate-Fiumicino, Ryanair sulla Orio al Serio-Ciampino, Easyjet e Lufthansa Italia sulla Malpensa-Fiumicino e infine Trenitalia sulla tratta Centrale-Termini.

 

Come sono i vostri rapporti con Air France?

 

I rapporti sono quelli che ci sono tra due buoni partner. Abbiamo un ventaglio di aree di collaborazione molto ampio, ma anche un’importante indipendenza strategica ed economica.

È un rapporto che ci stimola a fare meglio sia in termini di perfomance industriale che di risultato economico. Uno degli aspetti su cui far meglio è il traffico transatlantico nel quale, attraverso un accordo sostanzialmente firmato, Alitalia ha la possibilità di entrare in una joint venture tra Delta-Northwest e Air France-Klm. Si tratta di un sistema di rotte e di hub che ha oggi il 23-25% della capacità del traffico transatlantico.

 

Che ruolo avrete in SkyTeam e come prevedete di sfruttare al meglio questa alleanza?

 

SkyTeam è composta da 10 vettori e rispetto ad altre alleanze internazionali la governance è molto più snella, più diretta e la possibilità di intervenire sulle scelte strategiche è più efficace. Ritengo che la configurazione dell’alleanza, la storia di partecipazione di Alitalia e i nostri rapporti con i partner chiave, ci diano la possibilità di rappresentare con serenità, e con la tranquillità di chi sa di essere ascoltato, il nostro punto di vista.

 

Dopo un inizio abbastanza difficile, com’è ora il rapporto con i vostri dipendenti e con i sindacati?

 

Riteniamo, come ha già detto il presidente Roberto Colaninno, che i rapporti non solo siano buoni ma siano ciò che ha consentito all’azienda di compiere lo straordinario percorso di questi mesi. I risultati che otteniamo sono possibili solo se le persone che lavorano con noi credono nel progetto dell’azienda e ne diventano i promotori convinti.

 

Nella scorsa estate la situazione a Fiumicino è stata abbastanza complicata, con parecchi disservizi. Possiamo dire che l’emergenza è passata? Come sono i vostri rapporti con Adr (la società di gestione degli scali romani) di cui siete primi clienti?

 

L’emergenza era frutto di anni di ritardo negli investimenti sia nostri che di Adr. Quest’estate abbiamo cercato di tamponare l’emergenza con interventi straordinari. Qualcosa ha funzionato, perché la performance di Fiumicino (nostra e dell’aeroporto) è stata un po’ migliore degli anni passati. Resta ancora però qualcosa da mettere a posto. Crediamo che solo se compagnia aerea e aeroporto lavorano insieme si possa portare stabilità strutturale ai miglioramenti, ed è quello che stiamo facendo. I rapporti con Adr sono quindi buoni, perché c’è un obiettivo condiviso per aumentare l’attrattività della struttura per i nostri comuni clienti. A luglio abbiamo sottoscritto un importante accordo quadro che sta già dando i suoi frutti, quale la destinazione ad Alitalia e ai partner SkyTeam del Terminal 1 dell’aeroporto.

 

Il deputato dell’Udc Angelo Compagnon ha annunciato la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per far luce sui potenziali pericoli alla sicurezza del trasporto aereo nazionale a seguito di ritardi e disagi registrati a Fiumicino. È una cosa che vi preoccupa?

 

Abbiamo sempre considerato giusta e legittima la denuncia di episodi di disservizio, ma non possiamo accettare che da questi si possa mettere in dubbio la sicurezza dei voli. Affermazioni quali quelle rilasciate dall’Onorevole Compagnon sono inaccettabili. La sicurezza dei voli è il nostro primo impegno, a cui dedichiamo la massima attenzione e non consentiamo a nessuno di metterlo in discussione.