Nel novembre del 2008 sindacati, Governo e Cai raggiunsero l’intesa sui contratti di lavoro della nuova Alitalia che avrebbe preso il volo all’inizio di quest’anno. L’operazione di salvataggio della compagnia di bandiera veniva quindi portato a termine e per quei lavoratori in esubero della vecchia azienda si aprivano le porte della Cassa integrazione straordinaria della durata di sette anni. In più una promessa: nel caso di una crescita futura del personale della nuova Alitalia, l’azienda avrebbe considerato l’opportunità di riassumere proprio chi era stato lasciato a casa.



Come testimonia la lettera qui sotto riportata, la situazione a distanza di un anno è invariata per quei lavoratori in Cassa integrazione. I risultati della nuova Alitalia, seppur in miglioramento rispetto all’inizio dell’anno, non permettono ancora di aumentare il proprio organico. Comprensibile quindi lo sconforto di Silvia Rossi.



Ma questa lettrice ci avvisa anche che il numero dei lavoratori in esubero potrebbe aumentare. Infatti da circa un mese è in dirittura d’arrivo l’integrazione tra AirOne, ex compagnia di Carlo Toto acquistata da Cai, e Alitalia. Quasi 1.700 persone avranno un contratto nuovo e in questo processo non sono da escludere dei ritocchi all’organico.

Alcuni dipendenti di AirOne sui blog e sui forum specializzati segnalano le differenze (negative) di questo passaggio. Ed è forse anche per questo che la conflittualità di alcune organizzazioni dei lavoratori Alitalia sta aumentando. Lo testimoniano le continue agitazioni che vengono indette e poi posticipate per l’ordine di differimento che arriva dal ministero dei Trasporti.



In un momento già particolare per l’occupazione del nostro paese, la situazione dei lavoratori Alitalia (come quella di altre compagnie aeree) è quindi tutt’altro che tranquilla.

Caro direttore,

Sono una cassintegrata di Alitalia – Linee aeree Italiane (facente parte del personale di terra: lavoravo negli uffici amministrativi), la vecchia società in amministrazione straordinaria, che dall’8 dicembre 2008 si trova in cassa integrazione straordinaria. È trascorso un anno e le speranze di venire riassunta sono ormai svanite.

La mia situazione è comune a tanti altri di Alitalia, che pur avendo lavorato per più di 20 anni, ora si trovano fuori mercato del lavoro e non hanno l’accesso alla pensione, in quanto non ne hanno i requisiti. Quando nel dicembre 2008 sono stata messa in cassa integrazione, sono stata presa dallo sconforto, perché sapevo a cosa andavo incontro.

Una volta, si tenevano in considerazione l’età, i carichi familiari, l’anzianità, ecc. Ora le aziende preferiscono tenere i giovani perché costano meno e sono più flessibili. Quando non avrò più l’indennità di cassa integrazione, non avrò più alcun sostegno economico e quindi come farò a sopravvivere?

 

Oggi per fare un lavoro qualsiasi ci vuole la presenza, il dinamismo, e io che ho già 50 anni speranze di essere riassunta non ne ho, perché ormai tutte le aziende preferiscono assumere giovani con contratti a progetto e che costano meno.

Tornando ad Alitalia-Cai, ora con l’integrazione di Air One ci saranno altri esuberi e altri colleghi perderanno il lavoro. Il bello è che hanno sempre detto di salvare l’Alitalia, ma non è stato così: hanno salvato Air One, il cui padrone ha venduto una azienda sommersa da debiti e ha ricavato cospicui guadagni, alla faccia dei contribuenti italiani.

 

Nel 2009 in Italia, molti altri lavoratori hanno perso il lavoro e quindi sui 6.000 cassintegrati Alitalia è sceso un pauroso silenzio. Grazie per l’attenzione e per la eventuale pubblicazione della lettera.

 

Silvia Rossi