Opinioni personali, notizie, utilizzo di indicatori e oscillatori, analisi dei dati di bilancio di una società e del settore di appartenenza, paura degli operatori, situazioni di euforia, improvvisi rally e altrettanto improvvisi scoppi di bolle speculative: i mercati finanziari si muovono per una infinità di motivi.



Prevedere questi movimenti, ovviamente, non è affatto la cosa più semplice del mondo, con l’esperienza si possono studiare dei modelli di tipo statistico per ottenere profitti sfruttando i movimenti dei mercati finanziari internazionali, ovviamente questa esperienza deve essere anticipata e accompagnata da una proficua e costante formazione, senza la quale si potrebbe rischiare di “regalare” soldi al mercato.



Per chi conosce le opzioni, strumenti derivati complessi con i quali è possibile ottenere il diritto di comprare o vendere un determinato titolo azionario (o altro sottostante) entro una determinata scadenza a un determinato prezzo, sarà senza dubbio più facile conoscere già, almeno in parte, i contenuti di questo articolo.

Il concetto che vogliamo approfondire ora, è che i traders in opzioni si possono avvantaggiare rispetto ad altri grazie ad alcune indicazioni di tipo statistico-matematiche che si imparano prima di approfondire i concetti strettamente connessi all’operatività a mercato, come le strategie da applicare. Uno di questi è la volatilità implicita, che si rivela più difficile da capire rispetto alla semplice volatilità storica di un titolo azionario (o indice, etf, valuta, commodity, ecc.).



Iniziamo pertanto a dare una definizione alla volatilità storica: essa è la dispersione dei prezzi intorno a un prezzo medio, definito il periodo di osservazione considerato. In poche parole, è un modo per misurare l’ampiezza della variazione dei prezzi in un determinato periodo temporale definito.

Per capirci meglio, facciamo un esempio. Attualmente l’azione Google, società che gestisce il motore di ricerca on-line più famoso al mondo, quota 589 dollari. La sua volatilità storica, misurata con le chiusure delle ultime 100 sedute, è del 18,75%. Questo valore ci indica la “fluttuazione” che il titolo ha subito nel periodo considerato. Con questo dato abbiamo pertanto un’indicazione dei movimenti passati, già avvenuti, riflessi nel prezzo dell’azione.

Diversa cosa, più complessa, è la volatilità implicita: essa è riferita al prezzo delle opzioni, e non delle azioni, ed è la volatilità che è possibile derivare dal prezzo delle opzioni in base all’option pricing model di Black-Scholes-Merton. Il modello, ovviamente, ha le sue pecche, e chi volesse cimentarsi nella creazione di una più puntuale versione può scrivere all’autore per avere delle indicazioni più precise. Sarà un duro lavoro, ma potrebbe portare alla conquista di un premio Nobel!

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Il valore corretto del prezzo di un’opzione è dunque di difficile valutazione, che nasconde problemi di origini statistico-matematiche, ma quello che vogliamo far rilevare ora è che il loro prezzo è composto anche dalla volatilità implicita. Dal valore di mercato di questi strumenti possiamo quindi dedurre le aspettative che gli operatori hanno sui movimenti futuri dei prezzi e se i movimenti nel futuro più o meno immediato potranno essere più o meno rapidi. Da queste osservazioni possono scaturire considerazioni importanti sulle strategie che possiamo adottare per trarre profitto dai mercati finanziari e per gestire al meglio il rischio che ne deriva.

 

Nell’articolo di settimana prossima approfondiremo questi concetti spiegando le proprietà dell’indice VIX e delle indicazioni che ci fornisce nell’operatività quotidiana, facendo rilevare in particolar modo come alcuni movimenti forti, specialmente al ribasso, vengano evidenziati con un certo anticipo.

 

Anche attualmente, come nel periodo gennaio-febbraio 2008, il mercato evidenzia valori di volatilità implicita più alti per le scadenze più a lungo rispetto alle prossime due, ovvero quelle di dicembre e gennaio. Da febbraio in avanti, per ora è i valori di volatilità attesi sono più alti.

 

Ci aggiorneremo settimana prossima per indicazioni più precise sull’indice della volatilità implicita e il suo funzionamento mostrando alcune evidenze pratiche.