Filippo Moscatelli è un imprenditore di 64 anni, proprietario di un’impresa con un fatturato di circa 75 milioni di euro e un utile, nel 2008, di 2,5. In questa azienda si tiene consiglio di amministrazione ogni mattina, alle 6:30, mentre è solo davanti allo specchio intento a farsi la barba. Se lui è d’accordo con quello che decide, allora c’è l’unanimità.
In uno di questi quotidiani cda, ha stabilito che la crisi economica rappresenta sì un brutto momento, con molte difficoltà da superare; ma può essere anche un’ottima occasione per crescere, per fare un salto di qualità. E lui ha pensato di cogliere questa opportunità. Il signore allo specchio, ormai perfettamente rasato, ha fatto un cenno d’assenso. E così la strategia è stata delineata: nel 2010 si faranno acquisizioni per 5-20 milioni di euro. E l’azienda arriverà a fatturarne un centinaio, dimensione considerata ottimale.
La società di Filippo Moscatelli si chiama Medicair, ha sede a Origgio, nell’Alto Milanese (ma provincia di Varese) e occupa un centinaio di dipendenti diretti. Opera nel settore dei servizi sanitari a domicilio. In poche parole fornisce attrezzature mediche per i malati cronici che, dimessi dagli ospedali, devono continuare a ricevere assistenza domiciliare.
In particolare la Medicair segue i pazienti con problemi respiratori che hanno bisogno di bombole d’ossigeno o di altre apparecchiature specifiche. Patologie che, a causa del fumo, degli ambienti di lavoro malsani e dell’inquinamento, sono più diffuse di quanto si pensi. Si occupa anche di chi ha cardiopatie, problemi deambulatori, eccetera.
“Il nostro primo compito consiste nello spiegare ai malati, in collaborazione con i medici curanti, a convivere con il loro male, a evitare delle ricadute – spiega Moscatelli -. Abbiamo un centro che monitorizza tutti i pazienti collegati a noi, un call center per seguirli in modo che siano sempre assistiti, riforniti per tempo di quanto occorre”.
Chi paga tutto questo? Risponde senza esitare Moscatelli: “Paga pantalone. Nel senso che tutto il materiale che noi forniamo, a partire dalle bombole, viene prescritto dal servizio sanitario nazionale”. Quindi la Medicair ha un unico cliente e un unico pagatore: lo Stato.
Situazione difficile, perché tutti sanno dei biblici ritardi del settore pubblico nell’onorare gli impegni finanziari. “In Germania lo Stato paga a 15 giorni, in Francia a 60. In Italia le cose vanno molto peggio – conferma Moscatelli -. La Lombardia paga a 90 giorni, il Lazio a 180. Spesso in varie regioni, soprattutto del Sud, bisogna ricorrere ai decreti ingiuntivi per ricevere quanto è dovuto e, quando si è finalmente pagati, si ottengono anche gli interessi. Nel Nord l’arma dei decreti è meglio non usarla: molte regioni si vendicano, fanno delle ritorsioni”.
Quindi con un pagatore così negligente come lo Stato, il settore nel quale opera Moscatelli dovrebbe essere popolato da soggetti in estrema difficoltà, che non riescono a far fronte agli impegni. E in effetti in gran parte è vero. E proprio da qui nascono le opportunità per chi è finanziariamente solido, come la Medicair.
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L’azienda di Origgio non ha debiti perché tutto quello che guadagna da sempre lo reinveste: nel solo 2008, per esempio, ha avuto 8 milioni di euro di ammortamenti. Dei 2,5 milioni di guadagnati, nulla è stato distribuito. “Io mi sono assegnato uno stipendio di 20 mila euro al mese – spiega Moscatelli-. Mio figlio, che ha appena incominciato a lavorare con me, guadagna 1500 euro. Per il resto non prendiamo nulla: rimane tutto in fabbrica”.
Fondata nel 1948 dal nonno, portata avanti dal padre, la società è stata sviluppata e diversificata da Filippo Moscatelli che ha visto i primi esempi di assistenza domiciliare durante un viaggio di affari in Spagna e ha portato il modello in Italia, basandosi molto sulle esperienze e le tecnologie americane. Ora lavora anche all’estero, soprattutto in Germania, e punta molto sui paesi dell’Est europeo.
Tra pochi mesi si trasferirà in un nuovo stabilimento costruito vicino a Saronno, che diventerà il quartier generale che coordinerà 22 centri sparsi sul territorio. Qui ci sarà anche un laboratorio di ricerche (con 40 dipendenti) per studiare le innovazioni tecnologiche in materia sanitaria. E qui verranno esaminate e decise le acquisizioni.
“In questa fase chi ha problemi finanziari – conclude Moscatelli – cerca di vendere per far cassa, per ridurre il proprio perimetro. Noi invece possiamo farlo crescere, e a buone condizioni: non abbiamo alcun problema, con la nostra situazione finanziaria alle spalle, a trovare finanziamenti per fare acquisizioni”.