«Sono orgoglioso di comunicare – ha dichiarato il premier Silvio Berlusconi – dopo un mese di confronto serrato tra il governo le Regioni, un accordo di grande valore che ruota intorno a tre temi: gli ammortizzatori sociali in deroga, l’attivazione dei Fas e l’esclusione dal patto di stabilità interno degli investimenti connessi ai fondi comunitari». Così il capo del governo ha commentato in conferenza stampa l’accordo Stato-Regioni raggiunto nella notte sulla definizione delle risorse per gli ammortizzatori sociali.



«Si tratta di un accordo complessivo di 8 miliardi, dei quali 2,560 dal fondo sociale europeo, ovvero dalle Regioni – ha affermato il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. Ovviamente l’accordo sarà monitorato e terrà conto di una domanda diversificata per ogni regione, con un’intesa con ogni singola regione».



«Con questa intesa – ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola – si definisce un ulteriore fondamentale capitolo dei provvedimenti anticrisi per il sostegno al reddito dei cittadini che dovessero perdere il lavoro». L’accordo con le Regioni, ha aggiunto il ministro, «prevede anche la definizione, in una riunione del Cipe da convocare entro 15 giorni, dei programmi regionali e nazionali a cui destinare i 45 miliardi di risorse del Fondo aree sottoutilizzate (Fas), in aggiunta al 7,3 miliardi già destinati il 18 dicembre scorso al Fondo infrastrutture. Stiamo lavorando con i ministeri interessati – ha detto – per predisporre i programmi nazionali da 18 miliardi che, oltre al Fondo occupazione, riguardano investimenti in settori rilevantissimi come l’ambiente e la protezione civile, l’edilizia scolastica, l’edilizia carceraria, la sicurezza, la sanità, l’innovazione tecnologica e la banda larga, la bonifica e reindustrializzazione dei siti industriali degradati, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, l’agricoltura e i beni culturali. Sono investimenti che possono essere attivati rapidamente, anche per contrastare la crisi e contribuire a rimettere in moto la crescita dell’economia».

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