Il trasporto ferroviario molto spesso va incontro a equivoci; diverse volte si confonde il prezzo del biglietto o tariffa con i costi di produzione del servizio ferroviario.
È di pochi giorni fa la lamentela di alcune associazioni britanniche di passeggeri ferroviari che contesta il prezzo troppo elevato dei biglietti con dei servizi di qualità non adeguata. Prima che alcuni manager prendano tali parole dalla propria parte al fine di osannare il trasporto ferroviario italiano è bene fare alcune precisazioni.
I passeggeri in Gran Bretagna pagano un biglietto con dei prezzi medi più elevati che in Italia, tuttavia nel Regno Unito è possibile acquistare i titoli di viaggio in anticipo e con sconti molto importanti.
Il fatto che esista una modulazione del prezzo in funzione della domanda, dello storico del venduto e di altre variabili permette alle compagnie privatizzate inglesi di ottimizzare i ricavi in modo da poter catturare tutta “la disponibilità” a pagare dei consumatori.
Nei servizi di trasporto moderni, il cosiddetto revenue management è estremamente importante e la dimostrazione arriva dal settore aereo, dove esiste una concorrenza molto forte tra gli operatori e diverse compagnie offrono biglietti a tariffe variabili da 0 a 200 euro per uno stesso volo.
I servizi ferroviari nel Regno Unito sono ormai privatizzati e questo permette che esista nel settore un’effettiva concorrenza, tanto che il più grande operatore non arriva ad avere quote di mercato superiori al 20%.
I passeggeri britannici hanno dunque possibilità di scegliere l’operatore ferroviario, cosi come succede in Italia per il trasporto aereo; questo si ripercuote sulla sicurezza o sulla qualità?
Sul fronte della sicurezza da oltre un quinquennio il sistema ferroviario inglese si è rivelato il più sicuro in Europa, secondo l’istituto di Statistica europeo Eurostat; sul fronte della qualità le indagini del “Department of Transport” ha evidenziato un miglioramento della soddisfazione del servizio.
Certo non sono tutte e rose e fiori e i ritardi esistono anche in Gran Bretagna, ma nel complesso il sistema ferroviario inglese liberalizzato si è rivelato essere un successo.
Non è un caso che proprio nel Regno Unito dal momento della liberalizzazione il mercato ferroviario si sia sviluppato notevolmente, più che in qualunque altro Paese dell’Unione Europea e anche nell’ultimo anno la crescita dei passeggeri chilometri è stata superiore al 7%.
Chi afferma che le ferrovie sono “importanti”, forse dovrebbe prendere ad esempio dalla Gran Bretagna che ha dimostrato che con pochi soldi pubblici è possibile sviluppare in maniera concreta e reale tale modalità di trasporto.
I prezzi dei biglietti sono elevati in Gran Bretagna e aumenteranno in futuro? Certamente non sono bassi, per il semplice motivo che gli operatori ferroviari ricevono bassissimi sussidi pubblici; i prezzi dei biglietti aumenteranno perché è previsto che la copertura tramite il pagamento del servizio arrivi al 75% entro il 2014.
Confrontando i dati italiani viene un certo sconforto; secondo il bilancio di Ferrovie dello Stato, che è praticamente monopolista in Italia, il grado di copertura per il trasporto passeggeri è di poco superiore al 40%. Questo significa che il 60% del servizio ferroviario passeggeri in Italia è pagato dalla tassazione generale.
Su circa 7 miliardi di entrate per FS oltre 4 miliardi derivano dallo Stato o dalle Regioni che contribuiscono con i propri bilanci.
Questo dato potrebbe anche non essere grave perché potrebbe supporre un differente mix nelle scelte di equità. In Italia in effetti anche nel trasporto pubblico locale si è scelto un sistema dove la tassazione generale paga il biglietto anche a chi non utilizza il mezzo di trasporto.
Il problema non è dunque nella scelta del livello di equità, ma nel livello dei costi. In Italia il 60% dei costi del trasporto ferroviario passeggeri è coperto dai contributi pubblici, mentre in Gran Bretagna i costi di produzione sono coperti al 70% dai biglietti.
I costi di produzione italiani nel trasporto ferroviario passeggeri sono superiori a quelli del Regno Unito, nonostante il numero di passeggeri chilometri italiani sia inferiore a quello britannico.
Non è possibile dunque affermare che i prezzi dei biglietti sono elevati, se al contempo non si guarda dal lato dei costi.
È importante guardare in primo luogo all’efficienza della produzione del servizio ferroviario, altrimenti è come affermare che i bilanci di Ferrovie dello Stato migliorano senza guardare al contempo l’aumento dei sussidi pubblici.
Se le perdite nell’azienda controllata dal Ministero dell’Economia diminuiscono non per forza c’è motivo di gioire; infatti negli ultimi anni sono aumentati notevolmente i contributi da Regioni e Stato.
C’è dunque da chiedersi se al posto di continuare ad aumentare i sussidi verso il trasporto ferroviario non sia meglio aumentare la concorrenza con una separazione effettiva tra RFI e Trenitalia, se non sia meglio privatizzare Trenitalia, se non sia meglio eliminare tutte le barriere all’ingresso per favorire l’ingresso di nuovi operatori.
Un’altra richiesta che normalmente viene effettuata da Trenitalia alle Regioni è quella di incrementare i contributi regionali per il trasporto locale; se il livello di efficienza delle Ferrovie è relativamente basso cosi come le tariffe, è opportuno deresponsabilizzare maggiormente il management dell’azienda pubblica con ulteriori fondi pubblici?
Il trasporto ferroviario in questi anni è sempre stato al di fuori di ogni logica di mercato in Italia e gli effetti visibili sono noti ai passeggeri, mentre gli effetti invisibili si ripercuotono ogni anno sui cittadini e sulle imprese con un prelievo più elevato al momento del pagamento delle tasse.