I nodi sono venuti al pettine. L’illusione monetarista Europa si sta liquefacendo. Il tradimento operato agli inizi degli anni novanta contro i padri fondatori dell’Europa, poi dei combattenti per una ricostruzione pacifica dopo la seconda guerra mondiale che cicatrizzasse per sempre le ferite franco-tedesche, presenta il conto.



L’unificazione europea è stata il compimento di un disegno che affonda le sue radici nel tradimento operato dai neo nazionalismi del secondo dopoguerra contro  l’idea di un’Europa del libero scambio che volevano inverare gli Usa, con il Piano Marshall, e i sognatori dell’Europa federale, con l’appello di Ventotene.



Il Mercato Comune Europeo raggiunse certo risultati importanti sul terreno delle quattro libertà di scambio fondamentali: di beni, di capitali,di servizi, di persone; risultati che sono divenuti per un certo lasso di anni irreversibili con il Trattato di Maastricht.

Ora la depressione più profonda, la più grave da cento anni (da quella del 1907), pone in discussione tutti gli assetti del mercato unificato, a moneta unica, come l’Europa, oppure a basse e coordinate barriere doganali, come il Mercosur, il Nafta, e perfino l’Asean.

La ragione di questo è simile a quella che provocò la crisi del 1929 dopo la prima guerra mondiale. Allora, manu militari, crollarono gli imperi. Oggi, manu top manager stockoptionisti, sono crollate le regole dello scambio della moneta simbolica e del rischio diffuso. Senza una teoria del rischio e con una diffusa violazione delle regole contabili si è spezzato il nesso fondamentale dell’autoregolamentazione che ha alla base la limitazione dell’indebitamento monetario.



Il mercato finanziario non ha dato segnali del prossimo crollo dei valori perché non poteva darli: a fianco, sotto, di esso si è formata una popolazione invisibile di operatori finanziari che, occultamente, hanno violato le regole della fairness universale. La sanzione morale è stata sostituita dal titolo di un master. Il nichilismo ha prevalso. A fianco di questo la flessibilità e la precarietà hanno devastato i mercati interni: il rischio è salito alle stelle perché alla sovraccapacità produttiva si è affiancato il crollo della domanda aggregata. L’assenza di teoria dell’investimento e il prevalere del pensiero neoclassico hanno distrutto la società e quindi l’ economia.

L’Europa non ha futuro se rimane solo l’Europa dei monetaristi neoclassici. La profezia gonfia di stupido orgoglio hajekiano della Thatcher: “La società non esiste perché esiste solo il mercato” si è avverata. Tutti contro tutti. Ma l’unica società a brandelli che ancora esiste sono le nazioni: perciò tutte le nazioni ora si sbranano a vicenda e la Germania, la più inquinata tra le nazioni europee dagli asset tossici dei manager stockopzionisti rifiuta di farsi carico dei paesi dell’Est. La Francia gioisce. L’ Italia non conta nulla e neppure gli altri Stati dell’Europa del Sud. Il Regno Unito è pietrificato dalla crisi e dal fallimento del blairismo in economia, dopo i tanti successi mietuti in politica, ma si salva perché non è entrato nell’euro e la sterlina rimane la sua ultima speranza: il Regno Unito non sarà travolto dal crollo di quell’euro che sino a poco tempo or sono gli stupidelli candidavano a essere la nuova moneta mondiale!

L’unica soluzione potrebbe essere quella politica. Ricominciare non dalla moneta, ma dalla politica: un solo sistema fiscale, un solo sistema di nuovo welfare societario e mutualistico. Ma mi pare troppo tardi. La follia di aver ammesso in Europa non la Turchia ma, invece, paesi come la Bulgaria, la Romania, la Polonia, gli Stati Baltici, avrà conseguenze terrificanti sul piano economico e, come ha sottolineato Pelanda, il fatto che tali Stati abbiano operato sui mercati internazionali non con le loro monetine, ma con monete europee che ritenevano più vantaggiose per le ragioni di scambio dei loro capitali nazionali, aumenterà il disordine monetario e porterà tutta l‘Europa sull’orlo del default.

Se si pensa che tutto ciò accade mentre il Fondo Monetario Internazionale ha necessità inderogabili di essere rifinanziato pena la sua inutilità strutturale per lunghi decenni e che la Banca Mondiale ha tradito clamorosamente i suoi fini, non rimane che levare un brindisi agli euroscettici. È un brindisi sul Titanic. Anche un euroscettico di lungo corso come me non può che averne paura.

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