In sei mesi l’inflazione è passata dal 3,3% di agosto all’1,6% di gennaio, ma alla fine dell’anno – secondo le aspettative degli operatori – la crisi economica potrà portare ad una sua ulteriore riduzione, attestando il tasso medio di incremento dei prezzi poco sopra l’1%. A dirlo è l’Osservatorio “Prezzi e Mercati” di Indis, Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione e nei servizi.
Per il sistema camerale, negli ultimi mesi dello scorso anno la discesa dell’inflazione è stata ampiamente favorita dal calo dei prezzi dell’energia ma vi sono ancora ampi margini per un ulteriore calo su questo versante, dal momento che le tariffe di energia elettrica e gas devono ancora recepire la brusca caduta delle quotazioni del petrolio di fine 2008. Anche per i beni alimentari si stanno aprendo gli spazi per un rallentamento della dinamica dei prezzi. Il calo dell’inflazione alla produzione alimentare segnala un allentamento delle tensioni, coerente con gli andamenti delle quotazioni delle materie prime agricole.
Il rallentamento dell’inflazione al consumo registrato nella seconda parte dello scorso anno – si legge nel rapporto – è stato favorito dal calo dei prezzi dei prodotti energetici, in particolare sulla scia delle consistenti flessioni dei prezzi dei carburanti registrate sul finire del 2008. Si è invece aperta a gennaio la fase di discesa delle tariffe energetiche, che continuerà nel corso del 2009. Nel complesso, la componente energetica dell’indice dei prezzi fletterà nell’anno di oltre sette punti percentuali.
Nonostante il recupero del potere d’acquisto permesso dalla caduta dei prezzi dell’energia, le prospettive per i consumi – secondo Unioncamere – non sono però particolarmente rosee. Di fatto, il rapido peggioramento del quadro congiunturale ha portato la gran parte degli operatori a rivedere verso il basso le stime sull’inflazione che, nel complesso, è attesa su valori di poco superiori all’1% in media annua.
Secondo le attese, gli acquisti da parte delle famiglie di beni durevoli come automobili, elettrodomestici e mobili, e di semidurevoli – come l’abbigliamento e le calzature – saranno ridimensionati. Inoltre, il clima di incertezza che grava sulle prospettive del mercato del lavoro con tutta probabilità contribuirà nei prossimi mesi a determinare la riduzione della propensione al consumo degli italiani.