Alitalia, aeroporti e accordi bilaterali sono alcuni dei punti deboli esistenti nel trasporto aereo. Il traffico è in diminuzione non solamente in Italia, ma in tutta Europa e in tutti i continenti; tuttavia la situazione italiana probabilmente è più difficile rispetto agli altri Paesi. Quello che può sembrare un annuncio, in realtà è un grido, che se non ascoltato, potrebbe portare a delle conseguenze molto dure per tutti i viaggiatori italiani.
Fino a oggi, la debolezza di Alitalia, aveva di fatto permesso l’entrata di nuovi concorrenti e la conseguenza benefica è stata quella di un raddoppio dei passeggeri tra il 1997, anno della liberalizzazione europea e il 2007. Lo scorso anno, in parte la crisi del settore e in parte la crisi di Alitalia, hanno di fatto bloccato una crescita del trasporto aereo che sembrava inarrestabile; in effetti analizzando bene i dati si vede che anche nel 2008, al netto di Alitalia, le altre compagnie hanno aumentato i propri passeggeri di circa 6 milioni, mentre l’ex vettore di bandiera ne ha persi circa 8 milioni rispetto all’anno precedente.
Ma perché Alitalia rischia di essere un problema per la concorrenza? In realtà, la compagnia privata fa il suo dovere, che è quello di cercare di massimizzare i propri profitti; la problematica legata all’ex compagnia di bandiera, che questo anno trasporterà circa il 2,5% dei passeggeri europei, deriva dalle scelte governative effettuate tramite la legge 166 del 2008. Con tale normativa, la ormai famosa “Salva Alitalia”, si è permesso che la fusione tra Alitalia e AirOne avvenisse senza che l’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato potesse intervenire laddove si evidenziavano situazioni di abuso di posizione dominante. Cosi facendo il nuovo vettore avrà sulle principali rotte italiane, oltre l’80% degli slot.
Il problema quindi non è solo legato alla Milano Linate-Roma Fiumicino, come è riportato da autorevoli giornali; tale tratta copre infatti meno del 10% del traffico nazionale e i problemi per la concorrenza saranno su rotte quali la Roma-Palermo o simili, dove il treno non è concorrenziale. Alitalia, secondo ammissione del Piano Fenice, riceverà oltre 2 miliardi da questa posizione dominante con ricavi aggiuntivi rispetto alla vecchia Alitalia; questo non dovrebbe lasciare indifferenti né i viaggiatori né la classe politica, che potrà essere accusata di avere creato questa situazione.
Se Alitalia è il primo problema per un mercato in cerca di concorrenza, non è meno importante quello legato alla tematica aeroportuale. Per sua natura uno scalo è un monopolio legale; la concorrenza nel settore spesso viene vista come “mala-pianificazione”. Il fatto che la Pianura Padana abbia circa 10 aeroporti tra Cuneo e Trieste viene portato ad esempio di un errore strategico: ma siamo sicuri che lo sia?
Partendo dal mercato aereo si potrebbe osservare che sempre più si va verso un modello di point to point rispetto all’hub and spoke e quindi, sempre di più, c’è l’utilizzo di aeroporti secondari. Le gestioni aeroportuali sono o sarebbero profittevoli, con almeno 500 mila-1 milione di passeggeri l’anno e quasi tutti questi scali del Nord Italia raggiungono tale grandezza. Se fossero gestiti in maniera efficiente quasi tutti gli aeroporti del Nord Italia sarebbero profittevoli (molti lo sono già).
Il problema degli aeroporti non è dunque che ce ne sono troppi; gli scali soffrono di mancata concorrenza e ci sarebbe bisogno di una competizione tra gli aeroporti, in modo che anche in questo settore si possano raggiungere livelli maggiori di efficienza. Si segnala che nell’area londinese, dove esistono cinque scali e dove il mercato è il più sviluppato d’Europa, la Competition Commission, l’antitrust inglese, sta obbligando il gestore BAA a vendere due dei quattro scali che gestisce in tale zona urbana.
Il futuro degli aeroporti, vedendo anche lo sviluppo del trasporto aereo, va verso una competizione piuttosto che ad una pianificazione politica. Il Nord Italia ha dunque la fortuna di avere tanti scali e tale fortuna dovrebbe essere sfruttata piuttosto che essere fonte di lamentele.
Gli aeroporti hanno inoltre il problema degli slot, che attualmente non seguono metodi di assegnazione di mercato e non hanno dunque un prezzo. La proposta potrebbe essere quella di creazione di una “Borsa” degli slot a livello italiano per creare un mercato di tale asset invisibile delle compagnie aeree e introdurre una maggiore concorrenza anche in tale campo.
Ultimo punto, ma non meno importante, riguarda il trasporto aereo intercontinentale; ad oggi, tale tipologia di voli, risponde spesso ad accordi bilaterali, i quali limitano numero di frequenze, compagnie e rotte tra due Paesi. Poche rotte sono liberalizzate e tra queste ci sono quelle tra Stati Uniti ed Europa grazie all’accordo “Open Skies”.
Gli accordi bilaterali sono così restrittivi che, ad esempio, una qualsiasi compagnia aerea non può collegare Milano a Taiwan, anche se lo volesse, perché l’accordo vieta l’utilizzo di Malpensa per tale tratta. La problematica è enorme e non è di facile risoluzione; tuttavia con un impegno deciso del Governo gli accordi bilaterali possono essere ridiscussi e si potrebbe rilanciare il trasporto almeno nel segmento intercontinentale.
A.A.A. cercasi concorrenza è dunque un appello forte verso tutti i livelli di Governo affinché si adoperino a rilanciare il trasporto aereo evitando di mettere inutili freni ad un settore tanto importante per il commercio internazionale e l’economia in generale.
Per approfondimento vedere A. Giuricin, “La privatizzazione infinita”, IBL Libri, 2009.