I processi economici sono, ovviamente, influenzati dalla psicologia. Se oggi sto bene, ma penso che domani sarà brutto, mi metterò – azienda o individuo – in una posizione difensiva chiudendo il portafoglio. Se oggi sto male, ma penso che domani andrà meglio, lo apro. E ciò sta accadendo in parecchi settori del mercato mondiale.



Da un lato, è una buona notizia perché fa prevedere che siamo a pochi mesi – in America tre, in Europa otto – dal trasferimento della ripresa dell’ottimismo ai numeri dell’economia reale. Dall’altro, l’impatto della crisi – pur recentemente in via di attenuazione come commentato recentemente da molte fonti tecniche e politiche – deve ancora sfogarsi pienamente sia in America sia in Europa. Quanto è solida, pertanto, la ripresa dell’ottimismo in avvio?



L’Amministrazione Obama usa molto le nuove scoperte scientifiche in materia di gestione psicologica dell’economia. Il punto è la costruzione di un’immagine di mondo voluta da inserire nelle menti di una popolazione. Lo si fa costruendo un simbolo da lanciare via comunicazione.

Obama, anche perché dotato di notevole competenza retorica, si è avvalso con successo di tale nuova tecnologia della “gestione simbolica” in campagna elettorale e tende ora a farla usare – da un team dedicato – a dosi massicce per la difficile missione di ricostruire la fiducia economica. Usa un metodo più sofisticato di quello diretto delle “affermazioni carismatiche”, per esempio l’immagine usata dal nostro governo di un’Italia meno colpita dalla crisi.



I tecnici di Obama non producono immagini che possono essere smentite dalla realtà, ma una sorta di mito indipendente dalla realtà stessa che penetra le menti perché fornisce loro quello che più vogliono: la speranza, indipendentemente dai fatti. La speranza è un fatto chimico nel cervello e un simbolo, via comunicazione, può attivarlo. Assomiglia alla costruzione di una religione e in questo c’è la sua potenza.

Ovviamente la gestione simbolica si avvale del supporto confermativo di misure tecniche reali, ma queste vengono selezionate per lo scopo psicologico più che tecnico. Infatti la ripresa dell’ottimismo in America sta avvenendo prima dell’applicazione delle misure tecniche stesse. È uno sbilanciamento in avanti. Ma sta funzionando, in particolare nel mercato borsistico.

Tuttavia, l’economia statunitense è ancora in fase di riparazione strutturale, con cedimenti tuttora in pericoloso sviluppo nei portanti settori immobiliare e bancario. Da un lato, resta alto il rischio di cattive sorprese, dall’altro l’Amministrazione Obama è pronta a evitarle con un piano e un monitoraggio molto analitici, tipo gestione di un campo di battaglia.

In Europa, invece, la ripresa dell’ottimismo non è perseguita attivamente dai governi. Infatti enfatizzano la tenuta del sistema contro la crisi più che produrre simboli e atti per la sua inversione. E contano sulla minimizzazione dell’impatto grazie ad ammortizzatori sociali e interventi di sostegno statale per evitare eventi catastrofici. Ma tale metodo è vulnerabile all’evidenza di un impatto che, sul piano della disoccupazione, ha forza superiore a quella delle barriere di contenimento. Infatti il rischio di ricaduta nel pessimismo e di crisi sociali in Europa è proiettato nella seconda metà dell’anno.

Ma se Obama riuscirà nel suo azzardo anticipativo, la ripartenza, pur parziale, della locomotiva americana avverrà in estate con effetti di stimolo reale sull’economia globale e di riavvio di quella europea. In conclusione, l’ottimismo è fondato, ma fragile. Per rafforzarlo ci vorrebbe più velocità stimolativa reale nei governi europei.

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