Il comunicato stampa del Ministro ci coglie un po’ di sorpresa. “Il Ministro dell’Economia e Finanze Giulio Tremonti ha attivato presso il ministero le procedure per introdurre il terremoto dell’Abruzzo nell’elenco delle causali di destinazione per il cinque per mille”. Bene, viene da dire. Ma poi ci si riflette un po’ e i conti non tornano.



Infatti, la scelta dei cittadini di destinare il proprio cinque per mille a favore delle popolazioni terremotate è una destinazione a favore dello Stato a discapito delle realtà non profit. Non si tratta di nuovi fondi stanziati, ma di soldi che – anziché essere destinati a organizzazioni non profit, enti di ricerca e simili – rimarranno nelle casse dello Stato, il quale si impegnerà a destinarli per la ricostruzione.



Molte realtà non profit in questi giorni si sono spese per portare i primi soccorsi alle popolazioni colpite e la loro azione è stata sotto gli occhi di tutti. Quando accadono eventi drammatici, così come nelle situazioni di povertà o emarginazione, il nostro Paese mette sempre in campo delle risorse di umanità impressionanti, che vanno dalla solidarietà quasi spontanea della gente, alle opere non profit, che rappresentano spesso una forma stabile di tale umanità.

Il fatto che lo Stato dica “dai a me il cinque per mille”, necessariamente vuol dire “non darlo a loro”. Ma il cinque per mille è una fonte di sostentamento importante per queste realtà, che in un periodo di crisi come questo si trovano spesso a non disporre di risorse stabili. Il fatto che la destinazione del cinque per mille “al terremoto” sia a discapito loro che conseguenze può portare?



Il nostro Paese non può permettersi di perdere una risorsa così importante come il privato sociale. Già l’impressionante ritardo dei pagamenti da parte di molti enti pubblici (il cinque per mille 2007 manca ancora all’appello…) sta mettendo a rischio di sopravvivenza molte realtà non profit.

Se anche l’importante strumento del cinque per mille – seppur per una causa importante – ritorna nelle casse dello Stato, si corre seriamente il rischio che le prossime calamità, le situazioni di degrado e di povertà non vedano più l’intervento tempestivo e appassionato delle nostre realtà non profit. Ma questo non possiamo proprio permettercelo.

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