La crisi morde e le procedure di fallimento aperte dalle imprese italiane aumentano. Nel primo trimestre del 2009, afferma Unioncamere, sono state 2.626 le aziende che hanno ricorso all’iter per la chiusura, contro le 2.229 del trimestre precedente (+17%) e le 1.810 (+45%) dei primi tre mesi dello scorso anno. In sofferenza risultano in particolare le province di Milano, con 221 procedure, Roma con 210 e Napoli con 100.



Si tratta, dice l’indagine condotta in occasione dell’ultimo rapporto Movimprese/Infocamere, del risultato peggiore dal 2006: particolarmente gravi risultano i dati di marzo (947 procedure) e febbraio (921), con tassi mai registrati dal 2007 in poi. Su base annua, il fenomeno dei fallimenti interessa una quota che oscilla tra 7mila e 8mila imprese, vale a dire poco più di una ogni mille registrate. In particolare, nel primo trimestre le aziende fallite sono state 0,43 ogni mille esistenti, una percentuale mai riscontrata da oltre due anni.



La quota maggiore di chiusure, si legge nel rapporto, spetta alle società di capitale, con 1.703 fallimenti: seguono le società di persone (382), le ditte individuali (335) e infine le altre forme d’impresa con 206 casi.

Guardando alle varie province, sono naturalmente quelle a più alta densità industriale a presentare i numeri più allarmanti: Milano è in testa con 221 imprese fallite nel primo trimestre del 2009 (contro le 159 del primo trimestre 2008 e le 177 del primo trimestre 2007). A Roma a chiudere sono state in 210 (169 e 195 nei periodi precedenti) e Napoli in 100 (contro 63 e 50). Decine le province sotto quota 100, con in particolare gli 85 fallimenti di Torino, i 60 di Bari, i 44 di Bologna. Particolarmente pesante la situazione in Lombardia, dove si registrano, tra gli altri, 55 fallimenti a Bergamo, 54 a Brescia e 49 a Varese.