Si apre la settimana decisiva per la conclusione della trattativa fra la Fiat e la Chrysler. Scade infatti giovedì, 30 aprile, il termine posto dal presidente Barack Obama per la definizione dell’intesa che consenta la concessione di nuovi aiuti di Stato alla casa automobilistica di Detroit.

Dopo il disco verde anche da parte dei sindacati Usa, manca ancora la chiusura del tavolo con le banche. Il sindacato Uaw (united autoworker) ha raggiunto un accordo con Fiat, Chrysler e il governo americano sulle concessioni alla più piccola delle case automobilistiche di Detroit per il taglio dei costi in base alle richieste dell’amministrazione Usa. L’accordo, come si legge nel comunicato, è definito dai sindacati «doloroso», ma «consente di sfruttare la seconda chance per la sopravvivenza di Chrysler».



La rappresentanza sindacale si augura che gli sforzi richiesti agli attuali dipendenti e ai pensionati della casa automobilistica americana «facciano sì che anche gli altri protagonisti della trattativa si adoperino per una conclusione positiva» della vicenda.

Per Sergio Marchionne, protagonista della partita, ci sono però ancora da affrontare nodi complicati. Rimane sempre aperto il fronte della ristrutturazione del debito contratto dalla casa di Detroit. Ed è ancora in piedi l’ipotesi di bancarotta pilotata, alla quale starebbe lavorando il Tesoro statunitense e che, pur entrando subito in vigore, non dovrebbe ostacolare l’alleanza con la Fiat. Permetterebbe a



Chrysler di liberarsi di alcune voci di bilancio in passivo e al Lingotto di scegliere le parti più redditizie della casa d’auto statunitense, ma Marchionne non ha mai nascosto il suo scarso entusiasmo.

E ai creditori arrivano sollecitazioni da alcuni membri del gruppo democratico del Michigan al Congresso, che invitano a fare concessioni alla casa automobilistica. «I sindacati – afferma il senatore Debbie Stabenow in un incontro politico a Detroit – sono tornati più volte al tavolo e hanno accettato tagli imponenti. Spetta ora ai creditori, in particolare quelli che hanno ricevuto fondi pubblici, fare alcune concessioni e contribuire a una soluzione».