General Motors punta a tagliare il debito, chiudere altri impianti, ridurre la forza lavoro ed eliminare il marchio Pontiac, nell’ambito di una ristrutturazione dalla quale potrebbe uscire con il governo e i sindacati come maggiori azionisti con l’89%.
Nonostante le più stringenti misure di taglio costi annunciate nel nuovo piano di riorganizzazione Gm, a caccia di ulteriori 11,6 miliardi di dollari di fondi pubblici, potrebbe però non sfuggire alla bancarotta, le cui probabilità «nelle ultime settimane sono cresciute». «Se necessario vi faremo ricorso ma puntiamo a una ristrutturazione fuori dal tribunale», afferma l’ad della società, Fritz Henderson, che illustra la proposta di swap per la riduzione del debito e ammette che il piano di conversione è essenziale alla sopravvivenza della casa automobilistica.
Lo swap lanciato sul debito è accolto con favore dalla task force dell’amministrazione Obama per la supervisione di Detroit. Scettici invece gli obbligazionisti, secondo i quali il progetto avrebbe poche chance di successo.
La proposta di swap sul debito prevede che agli attuali obbligazionisti vada il 10% della Gm ristrutturata, a fronte del 50% che si troverebbe a controllare il Tesoro attraverso la conversione in azioni ordinarie di circa 10 miliardi di dollari dei prestiti accordati all’inizio dell’anno. Al sindacato andrebbe invece, in cambio degli obblighi che Gm ha nei suoi confronti, il 39%, della società. Agli attuali azionisti rimarrebbe l’1%.
Per gli obbligazionisti una tale proposta significa incassare il 34% dell’attuale investimento (Gm propone infatti 225 azioni ogni 1.000 dollari, il che vuole dire al prezzo di chiusura di Gm di venerdì scorso 414 dollari ogni 1.000). Lo swap dei 27 miliardi di debito non garantito per avere successo deve incassare il 90% di adesione entro il 26 maggio, un livello «molto elevato» come riconosciuto dalla stessa casa automobilistica.
Complessivamente Gm potrebbe eliminare 44 miliardi di dollari di debito attraverso la conversione in titoli delle obbligazioni e dei debito nei confronti del Tesoro e del sindacato. «Il Tesoro non ha mostrato alcun interesse a guidare la società», spiega Henderson. «Non abbiamo alcun interesse né a controllare né a guidare una casa automobilistica» sottolinea anche la Casa Bianca, tramite il protavoce Robert Gibbs.
Entro la fine del 2010, Gm punta a ridurre da 47 a 34 il numero degli impianti negli Usa, a dimezzare i concessionari (dagli attuali 6.246 a 3.605) e a tagliare di 21.000 unità a 40.000 il numero dei dipendenti a ore. Una cifra quest’ultima decisamente superiore a quella paventata nel piano presentato al governo lo scorso 17 febbraio, nel quale si prevedeva che il numero dei dipendenti a ore sarebbe sceso a 47.000 unità a fronte delle 61.000 del 2008.
Negli Usa Gm si concentrerà su quattro marchi (Gmc, Buick, Chevrolet e Cadillac), dicendo addio
A Pontiac entro il prossimo anno. Sul destino di Hummer bisognerà invece attendere ancora qualche settimana: Henderson sottolinea infatti che la casa automobilistica ha ricevuto delle offerte e una decisione sarà presa entro maggio, con una vendita che appare probabile.
Per quanto riguarda Saturn, l’ad spiega che è allo studio la cessione del marchio ai concessionari e che di sicuro entro la fine del 2009 la produzione di modelli Saturn sarà bloccata. Tutte queste azioni si tradurranno in un calo del 25% dei costi strutturali di Gm in nord America a 23,3 miliardi di dollari nel 2010 dai 30,8 miliardi del 2008.