Il nucleare è a una svolta. Giovedì mattina il Senato ha approvato il ddl Sviluppo, che ora passa alla Camera, la quale dovrebbe approvarlo senza particolari modifiche. La legge dà la delega al governo per stabilire i criteri di installazione degli impianti nucleari, dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi, le misure compensative per le popolazioni prossime ai siti, definire il regime delle autorizzazioni, mettere in piedi l’Agenzia per la sicurezza nucleare. Il tutto, pare, entro l’anno. Una sfida impegnativa. Ne abbiamo chiesto un bilancio a Silvio Bosetti, direttore generale della Fondazione EnergyLab.



È ripresa in Parlamento la discussione sul Ddl 1195 atto a regolamentare il ritorno all’atomo nel nostro Paese. Quali sono i punti più significativi degli articoli approvati in questi giorni?

L’articolo 14 dà delega al governo di decidere la localizzazione degli impianti di produzione di energia elettronucleare e fissa i criteri direttivi della vigilanza, della sicurezza dei siti e dei benefici da riconoscere ai residenti, agli enti locali e alle imprese. L’articolo 15 invece assegna al CIPE il compito di definire le tipologie degli impianti e individuare le misure atte a favorire la costituzione dei consorzi.



Alla luce di questi elementi quale scenario si prospetta dal punto di vista delle tecnologie?

La scelta delle tipologie di impianto è certamente un elemento primario: oggi sul mercato della grande industria elettromeccanica il numero dei possibili fornitori di impianti sta nelle dita di una mano. Il CIPE sarà agevolato da un confronto con quanto già approvato da altri paesi, anche europei, che hanno esaminato in precedenza le proposte di questi impianti di terza generazione. Il recente accordo tra Italia e Francia, ha di fatto aperto una strada alla tecnologia EPR. Una pluralità di soggetti (si spera non meno di due!) avranno la possibilità di proporre la loro offerta. L’incognita qui diviene il tempo che si prenderà il CIPE per assumere la delicata definizione.



Altra questione altrettanto importante è l’apertura favorevole al tema dei consorzi, già auspicato nel “Rapporto preliminare sulle condizioni per il ritorno all’energia elettronucleare in Italia”, redatto dalla Fondazione EnergyLab…

Come già detto in molte altre occasioni, a costo di essere fin troppo ripetitivi, il tema dei Consorzi rappresenta una strada favorevole per facilitare gli imponenti investimenti che il ritorno all’atomo comporta e garantire un’equa ridistribuzione dell’energia prodotta tra i soggetti consorziati. Nell’articolo approvato i consorzi sono formati da soggetti produttori di energia elettrica, da soggetti industriali anche riuniti in consorzi ed eventualmente, in quota minoritaria, dalla Cassa depositi e prestiti. Una piacevole novità, dopo che il percorso in Commissione pareva avere rallentato questa ipotesi, e in particolare preclusa la strada alla finanza pubblica (Cassa Depositi e Prestiti).

Il tema del nucleare ovviamente è centrale anche sui media. Da un’indagine autorevole voluta dal Corriere della Sera, sul gradimento attorno all’energia nucleare, è emerso un calo dei consensi. Quale potrebbe essere la chiave di lettura?

I dati comunicati parlano di una riduzione del parere positivo al poco più del 40% degli italiani (un anno fa si parlava di gradimenti superiori al 50%). Un fenomeno legato soprattutto al prezzo del petrolio (lo scorso anno ben più alto) e alla campagna “pro rinnovabili” dell’amministrazione americana.

Infine riprendiamo il delicato argomento dei siti per le centrali.

Diventa ora fondamentale l’individuazione di aree adatte alla localizzazione di centrali e delle modalità per smaltire i rifiuti radioattivi, nonché la discussione circa le prassi per compensare le popolazioni maggiormente coinvolte. Ciò che conta, e vale la pena ricordarlo in modo chiaro sia al legislatore che alla popolazione potenzialmente interessata dai nuovi impianti, è che il rapporto con il territorio rimane fondamentale nella impostazione sin dagli inizi. Rispetto a trent’anni fa questi impianti sono oggi ancora più sicuri e agevolmente inseribili nel contesto ambientale complessivo: possono in realtà essere visti altresì come opportunità per il territorio e non solo come una minaccia. Il caso finlandese di Olkiluoto è significativo, con la centrale a pochi chilometri da una cittadina patrimonio dell’Unesco e capace di creare oltre 5.000 posti di lavoro. È fondamentale però il dialogo con le comunità locali quando si discute di compensazioni per essere certi di interpretare la loro reale percezione delle economie e diseconomie. Affrontare il tema del bene comune e dell’interesse generale senza il loro coinvolgimento potrebbe rilevarsi un errore insormontabile.

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