Una maratona di quasi 12 ore per constatare che ancora non esistono i presupposti per una vendita della Opel. Cominciati ieri alle 17:00 e terminati all’alba di oggi, verso le 4:30, gli incontri sul futuro della casa automobilistica tedesca, tenuti in cancelleria, non hanno prodotto – come previsto – un risultato definitivo, ma sono serviti a restringere la rosa dei potenziali acquirenti: da oggi, in lizza ci sono solo la Fiat e il gruppo Magna, entrambi con le stesse possibilità di farcela.



Ma la strada, per i due gruppi e per il governo tedesco, sembra in salita. Il Lingotto e il produttore di componenti d’auto austro-canadese potranno presentare domani le loro offerte rielaborate alla luce degli incontri – e degli sviluppi – di queste ultime ore. Per il governo, come ha indicato il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu) al termine del super-vertice, rimane il nodo dell’amministrazione fiduciaria e dei finanziamenti ponte.



Che non è da poco, poiché lo stallo è dovuto proprio a una richiesta di maggiore liquidità da parte della General Motors (Gm) per la propria controllata: 300 milioni in più rispetto agli 1,5 miliardi di euro che il governo federale e i quattro Lander che ospitano gli impianti della Opel erano disposti a sborsare sotto forma di prestito ponte.

Un totale di 1,8 miliardi di euro, quindi, che servirebbero per mantenere in vita la Opel finché non si troverà una soluzione definitiva, ma che verrebbero ripagati dall’acquirente della società, costringendo di fatto sia la Fiat, sia la Magna a rivedere i rispettivi piani alla luce di un indebitamento inatteso.



Tutto, quindi, è rimandato a domani. «È stata una notte notevole, una notte che ha dimostrato che abbiamo a che fare con un tema complesso», ha detto Guttenberg al termine del vertice. «Ieri ci siamo confrontati una volta di più con nuovi dati», ha spiegato, sottolineando – riferendosi alla richiesta della maggiore liquidità da parte di Gm – che, «soprattutto la General Motors, ci ha presentato delle sorprese».

Una delle conclusioni di «questa notte – ha osservato da parte sua Guttenberg – è che abbiamo ancora bisogno di ulteriori verifiche».

Verifiche che dovrà fare non solo il governo tedesco, «ma soprattutto gli investitori, che devono rielaborare le loro proposte», ha spiegato il ministro. Ma anche Berlino, ha detto Guttenberg, ha «presentato ulteriori richieste al Tesoro americano e attendiamo entro venerdì delle risposte». Queste risposte, ha sottolineato, «sono indispensabili per elaborare un piano» per il futuro della Opel.

Nel frattempo, per Guttenberg lo scenario di un’insolvenza della Opel rimane una possibilità. Ma la Grande Coalizione, così come il governo Usa, non vorrebbero arrivare a questo punto. E, per facilitare un accordo con il futuro investitore, le attività europee della Gm (stabilimenti, della rete vendite e dei brevetti sulle tecnologie) sono già state scorporate dalla casa madre e sono confluite – al netto del debito – nella controllata tedesca Adam Opel GmbH.

Ma all’orizzonte potrebbe esserci anche un altro ostacolo: l’Antitrust europeo. Secondo il Financial Times Deutschland, infatti, Bruxelles potrebbe vincolare la concessione dei previsti prestiti ponte alla vendita o alla chiusura di alcuni impianti della Opel per controbilanciare la distorsione della concorrenza che si verrebbe a creare. Su quest’ultima ipotesi, il portavoce di Guttenberg ha detto che, trattandosi di un importante salvataggio, serve una valutazione ad hoc del problema.