Non si fa che parlare della crisi: in televisione, sui giornali e su internet. Più se ne parla, più la crisi diventa realtà. Il meccanismo é riassunto dal concetto di self-fulfilling prophecy – profezia che si auto-realizza: la definizione della situazione attuale, e la previsione sul futuro che ne consegue, si traducono in azioni che faranno avverare la previsione iniziale. Numerosi sono gli esempi di questo genere di profezie nella storia, fra tutti: Edipo e l’oracolo di Delfi. Così come vista dagli Stati Uniti, la crisi economica mostra elementi di self-fulfilling prophecy.
Primo, la miccia dell’esplosione del sistema finanziario americano, il fallimento di Lehman Brothers: girano voci che la banca d’investimento potrebbe avere problemi di liquidità. Sarà vero? L’amministratore delegato si affretta a smentire: «Tutto falso. Abbiamo liquidità sufficiente». Nessuno gli crede. Il prezzo delle azioni crolla e i clienti si affrettano a recuperare il denaro investito. Questo alimenta le voci della presunta insolvenza della banca e di una possibile bancarotta, il che fa crollare ulteriormente il prezzo delle azioni e chiudere posizioni con la banca. Ma la banca investe usando leverage – leva finanziaria, prendendo a prestito. Quando il capitale proprio diventa insufficiente per pagare i debiti, la banca diventa insolvente e dichiara bancarotta. É il bank run – corsa agli sportelli, un tipico esempio di self-fulfilling prophecy.
In poche settimane si diffonde il panico. Economisti ed esperti iniziano a predire che la recessione sarà lunga e severa. I dati economici confermano: è il worst case scenario – il peggiore dei casi possibili. Avranno ragione? Non importa. Tutti quanti, consciamente o inconsciamente, si preparano al peggio. Crolla la consumer confidence – fiducia dei consumatori, una misura cui tutte le aziende, banche e il governo stesso, guardano per prendere decisioni strategiche in quanto anticipa l’andamento dell’economia. Con aspettative che si conformano al peggiore dei casi, cambia anche il comportamento di spesa: consumatori e aziende smettono di comprare o investire e iniziano a risparmiare. La crisi si estende all’economia intera. Self-fulfilling prophecy.
Segue la reazione di Wall Street – investitori, analisti o agenzie di rating: un’azienda presenta il budget con i risultati attesi. L’analista, che ha aspettative da peggiore dei casi (e lavora tutto il giorno con la TV accesa in ufficio, dove non si fa altro che parlare della crisi), rivede il budget cambiando le ipotesi chiave per essere certo di considerare il nuovo rischio e finisce col tagliare i risultati del 50%. I numeri rivisti, un profitto atteso molto minore, non giustificano più lo stesso rischio: bisogna tagliare l’investimento, il prezzo dell’azione o il rating. Tutte cose che possono creare problemi di liquidità e potenzialmente rendere l’azienda insolvente. Self-fulfilling prophecy.
Significa che in principio non esisteva alcun motivo di crisi? No. La self-fulfilling prophecy non nasce necessariamente da una definizione falsa della realtà. Sebbene il profeta potrà sempre citare il corso degli eventi come prova della validità iniziale della propria previsione, una self-fulfilling prophecy non possiede di per sé un valore vero o falso. Si tratta di una descrizione della realtà che può coincidere o meno con la realtà stessa. Rappresenta in questo senso un risultato possibile. Ma ciò che di per sé è solo un risultato possibile diventa probabile quando su profezie plasmiamo le previsioni per il futuro, le nostre aspettative o attese. Il probabile diventa infine certo quando agiamo e decidiamo in conformità alle aspettative.
L’importanza delle aspettative nella teoria economica è argomento noto- Keynes parla di «ondate d’ottimismo o pessimismo» che influiscono sull’attività economica. Le aspettative razionali in macro-economia ipotizzano che gli agenti economici non commettano errori sistematici nel prevedere il futuro. La Teoria dei Giochi definisce ulteriormente le aspettative: ognuno massimizzerà la propria utilità. In giochi a somma zero come il Dilemma del Prigioniero, ciò equivale a ipotizzare che l’altro cercherà di minimizzare il mio: siccome mi aspetto (temo) che l’altro agirà contro di me, agisco io prima contro di lui e finiamo entrambi in prigione. Allo stesso modo, temo che Lehman andrà in bancarotta, quindi vendo le azioni; l’economia va male, temo di perdere il lavoro, quindi risparmio; temo che l’azienda andrà male quindi taglio l’investimento, etc.
Troppo spesso le nostre attese coincidono con le nostre paure. Già nel 1933 Franklin D. Roosevelt disse: «Prima di tutto, lasciatemi affermare la mia estrema convinzione che l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa». Esiste un’alternativa alla paura? È il nuovo dato economico (adesso) positivo annunciato in TV? Forse no.
Guardo a chi non ha paura, pensa produttivo ed è disposto a rischiare anche in stato di crisi – e anzi spesso sono nati grazie ad una crisi: gli imprenditori. Noi abbiamo paura e perpetuiamo la profezia finendo nell’equilibrio sub-ottimale. Gli imprenditori hanno fiducia nel futuro e investono ciò che hanno originando profitto. Certo, possono anche fallire, ma hanno quella mentalità di chi non molla.
Un imprenditore non si limiterebbe a subire una crisi, ma investirebbe (se non altro il pensiero) per cercare soluzioni cercando di modificare la realtà (pur sempre incerta) a proprio vantaggio. Allo stesso modo un imprenditore non crederebbe facilmente a una profezia, soprattutto a quella che dice che la sua impresa fallirà. Se ci crede, un imprenditore investirebbe comunque – non perchè non ha paura di fallire, ma perché crede che non fallirà.
Se dunque crisi (dal greco krino – decidere, giudicare, scegliere) é un modo di concepire la realtà, la questione diventa “io come la penso? Che cosa credo?”. Si può scegliere di credere alla profezia e pensarla come la mentalità (pessimista o ottimista) dominante oppure si può scegliere di essere -come dice Solzhenitsyn, «chi pensa diversamente, chi pensa liberamente». Se ascoltare economisti, politici, giornalisti, probabilità e previsioni, ci fa agire come se avessimo un futuro predeterminato, sarebbe meglio spegnere la televisione e mettere da parte il giornale. Smettere di pensarla come prigionieri. Iniziare a pensarla da uomini liberi.