La vera sfida si chiama Frecciarossa, l’alta velocità che collega Roma e Milano in tre ore. «È una concorrenza che si fa sentire. E va combattuta con la qualità del servizio. Potremmo lanciare un collegamento ferroviario targato Alitalia dalla capitale a Fiumicino. Veloce e che dia la possibilità di fare il chek-in e consegnare i bagagli già a Termini».



Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, presidente e amministratore delegato di Alitalia, spiegano la strategia della compagnia aerea per fronteggiare la concorrenza delle Fs.

Intervistati da Repubblica, assicurano che «i nostri conti sono in linea con il budget» e ammettono: «Se Alitalia finisse i soldi, comunque, l’unica soluzione sarebbe davvero andare a Parigi con il piattino».



Colaninno spiega che «il vero atout di Alitalia è il controllo del mercato domestico» e non intercontinentale: «In Italia non esiste nessun aeroporto con la densità di passeggeri necessari per essere un vero hub. Malpensa poi – sottolinea – non potrà mai essere ciò per cui è stata disegnata, un hub. È mal collegata con il resto del nord. Ormai è uno scalo che per salvarsi punta sulle low cost. Noi abbiamo deciso di riposizionarci su Lainate».

Colannino, poi, spiega che tra le prime difficoltà affrontate c’è stato anche «un problema di etica di gestione. L’approccio imprenditoriale di Cai ci rende dei marziani per un mondo, dai fornitori ai sindacati fino alla manutenzione, abituato al modello di Alitalia. Comunque la risposta di tutto il personale e stata straordinaria». E Sabelli aggiunge: «Salvo l’eccezione di 200-300 assistenti di volo ad alto tasso di assenteismo. Se avessi avuto le mani libere sulle assunzioni, molte di quelle persone non sarebbero mai entrate nella mia Alitalia».