Una cosa è certa: la Fiat non ha ancora issato bandiera bianca nell’assalto a Opel. Del resto l’integrazione gioverebbe a entrambi i gruppi e, nonostante l’accordo siglato dai tedeschi con Magna, la partita sembra tutt’altro che chiusa.

Non è un mistero che il piano industriale presentato dall’amministratore della Fiat, Sergio Marchionne, era di gran lunga più strategico e redditizio di quello raffazzonato da Magna e soci. Innanzitutto la Fiat Punto e la Opel Corsa furono sviluppate congiuntamente e dunque il pianale è il medesimo: stesso motore e piattaforma anche per le piccole monovolume Opel Agila, Fiat Idea e Lancia Musa. Proprio su quella piattaforma, secondo l’istituto di analisi J.D. Power, nel 2008 sono state prodotte 750.000 unità, mentre la Fiat Croma origina dalla Opel Signum.



Insomma, la grande sovrapponibilità della gamme rilancerebbe le sinergie dei due gruppi che per competere in un mercato saturo come quello attuale devono necessariamente crescere di peso e andare a coprire aree finora trascurate. In particolare nel segmento B, quello delle utilitarie, si potrebbero generare economie di scala vantaggiose per la produzione della prossima generazione di Corsa e Punto.



Interessante anche la maggiore forza sul segmento C, fondamentale in Europa. Fiat ha costruito 160.000 unità dei tre modelli che la casa torinese ha in questo segmento: Fiat Bravo, Lancia Delta e Alfa Romeo 147. Il Lingotto potrebbe portare in dote la piattaforma C-Evo sviluppata per l’Alfa Romeo Milano che sostituirà il prossimo anno la 147. Questa, secondo l’autorevole Automotive News, potrebbe essere offerta alla Saab, marchio svedese controllato da Gm, ma non diventerebbe la piattaforma comune dell’alleanza con Opel. Invece, Fiat potrebbe orientarsi verso la piattaforma che Opel ha sviluppato per la prossima generazione di Astra, il cui lancio è previsto a settembre al Salone di Francoforte.



Ma qui sta il punto. Il mercato sta velocemente riducendo il numero dei produttori automobilistici e l’accordo tra Opel e Magna rischia di far tramontare definitivamente le mire di Fiat. Non a caso Marchionne ha ribadito apertamente al governo tedesco che l’offerta del Lingotto resta sul tavolo. Una operazione a tre tra Fiat, Chrysler e Opel che potrebbe anche espandere, grazie a Jeep, l’offerta dei Suv e dei fuoristrada. Il successo della Nissan Qashqai o della Ford Kuga dimostra la buona redditività delle sport utility di taglia urbana, quindi Fiat si trova al centro di uno snodo fondamentale ma con poco tempo da perdere.

Sul fronte interno intanto prosegue il confronto fra la Fiat e i sindacati sulla ristrutturazione degli stabilimenti italiani. Primo capitolo gli esuberi alla Cnh, la società del gruppo che produce macchine per le costruzioni e per l’agricoltura. L’amministratore delegato della Fiat ha spiegato che gli impianti di Imola, Lecce e San Mauro hanno accusato forti impatti negativi dal crollo della domanda, che i volumi produttivi attesi per quest’anno sono scesi a livelli difficilmente sostenibili e che l’utilizzo della manodopera nei primi quattro mesi dell’anno si è attestata, in media, al di sotto del 40%. Il Lingotto continua a ricorrere alla cassa integrazione nello stabilimento ex Iveco di Torino Stura della Fiat Powertrain Technologies: il reparto ponti e cambi (1.575 lavoratori coinvolti) si fermerà dal 20 luglio al 15 agosto, mentre il reparto motori (1.077 lavoratori di cui 148 impiegati) subirà uno stop dal 20 luglio al 1 agosto.

Nei giorni scorsi a Palazzo Chigi Marchionne non ha nascosto a governo e sindacati le difficoltà e ha chiesto «di unire gli sforzi di tutti». Per le prospettive, però, si è fermato al 2010. Fino al prossimo anno per le fabbriche automobilistiche italiane non cambierà nulla, ognuna manterrà la sua missione produttiva. Non è un caso ma un segno evidente che il perimetro del Lingotto potrebbe allargarsi a Opel e mutare in meglio l’attuale scenario.

Siamo solo all’inizio di una calda estate per Fiat che comunque tornerà a confrontarsi con governo e sindacati per trovare il compromesso migliore. Magari con una carta in più in mano se Magna dovesse desistere dai suoi discutibili appetiti.