La nuova Alitalia ha cominciato la sua attività a gennaio di quest’anno. Dopo circa sei mesi può essere quindi utile cercare di tracciare un primo bilancio per poter fare alcune considerazioni sullo stato dell’arte.
Innanzitutto partiamo dai dati relativi ai passeggeri trasportati. Stando al CorrierEconomia di lunedì 15 giugno, Alitalia avrebbe avuto 8,44 milioni di passeggeri nei primi cinque mesi dell’anno, mentre nello stesso periodo del 2008 erano stati 11,14 milioni: una perdita secca di 2,7 milioni di passeggeri. Non pochi, se si considera il monopolio esistente sulla rotta Milano-Roma, quella che raccoglie più passeggeri in Europa.
Ma le perdite sono anche economiche e continuano a perdurare nei mesi. Lo si legge chiaramente nelle parole che Rocco Sabelli (amministratore delegato di Alitalia) ha scritto ai suoi dipendenti non meno di una settimana fa: «Stiamo riducendo il livello delle perdite mensili».
Forse queste perdite dipendono anche dal fatto che Alitalia ha dovuto rivedere in corsa la sua politica tariffaria, abbassando il costo dei biglietti proprio per cercare di attirare più passeggeri. Una retromarcia tanto repentina che adesso si osa lanciare il guanto di sfida alle low cost. Sempre secondo il CorrierEconomia del 15 giugno, infatti, Alitalia vorrebbe fare concorrenza alle varie Ryanair ed Easyjet. Una vera e propria mission impossible per una compagnia che, data la sua struttura dei costi e la sua organizzazione logistica, difficilmente potrebbe ottenere ricavi se solo provasse a vendere i biglietti allo stesso prezzo delle vere compagnie low cost.
E in tutto questo non dobbiamo dimenticare una certa conflittualità ancora presente con i sindacati (basti pensare ai continui scioperi proclamati e poi differiti) e i disservizi che vengono segnalati (anche se con minor frequenza rispetto all’inizio) dai passeggeri, e che li portano spesso a scegliere di non volare più con Alitalia (laddove è possibile).
Certo, bisognerà aspettare almeno la fine dell’anno per poter trarre delle conclusioni più affidabili, ma dati i presupposti è davvero lecito domandarsi quanto la nuova compagnia potrà reggere prima di aver bisogno di nuovi capitali freschi. Il Piano Fenice prevedeva infatti di trasportare 28 milioni di passeggeri nel 2009 (giunti quasi a metà anno non siamo arrivati neanche a un terzo) per contenere le perdite a 200 milioni di euro (preventivando prezzi dei biglietti più alti di quelli attuali, così come quelli del carburante).
Aumentano quindi i dubbi, già espressi a suo tempo, sull’efficacia di questo piano industriale. La strategia su cui punta è infatti la ricerca di una posizione di rendita sul mercato domestico, ma i passeggeri hanno “tradito” le attese, un pò per la crisi economica, un pò perché hanno trovato più conveniente viaggiare con la Freccia Rossa di Trenitalia. Nulla che non si potesse prevedere all’inizio dell’anno, ma è già troppo tardi per cambiare strategia?