Un accordo di collaborazione tra le autorità portuali di Genova e di Tianjin, il principale porto della Cina settentrionale, e un chiaro interesse manifestato per investimenti cinesi nel settore del turismo italiano: questi i primi risultati della missione in Cina di Adolfo Urso, viceministro dello sviluppo economico e responsabile del commercio estero.



La visita, ha precisato Urso parlando con i giornalisti italiani a Pechino, ha lo scopo di preparare la prossima missione di “shopping” nel nostro Paese delle imprese cinesi e la visita bilaterale in Italia del presidente cinese Hu Jintao, che si svolger in luglio. L’ accordo tra la Simest e il Tianjin East Port, che sarà firmato domani alla presenza del viceministro, prevede la creazione di una infrastruttura di supporto all’ interscambio commerciale tra i due Paesi per rafforzare ed accelerare le attività degli operatori del settore. L’ obiettivo, ha affermato Urso, è quello di fare di Genova il secondo porto usato dalla Cina in Europa dopo quello di Rotterdam.



Per le relazioni commerciali tra i due Paesi buone notizie sono venute in marzo sul fronte del turismo nel quale, ha precisato Urso, l’ Italia è diventata la prima meta europea dei viaggiatori cinesi superando la Francia. L’ aumento degli arrivi dalla Cina in Italia è stato dell’ 8 per cento rispetto al marzo dell’ anno scorso. I due Paesi intendono aumentare i voli aerei di collegamento, e i cinesi chiedono di aggiungere altre destinazioni, come Venezia e Catania, a quelle tradizionali di Roma e Milano, arrivando ad avere 28 voli settimanali. Gli interlocutori cinesi di Urso, e in particolare il gruppo Hna, hanno manifestato un forte interesse per una presenza in Sicilia che faccia dell’isola un trampolino di lancio delle imprese cinesi verso l’Italia e l’Europa, con possibili investimenti nelle infrastrutture, tra cui il porto di Augusta e l’aeroporto di Catania.



Le missioni di “shopping” all’estero sono state lanciate dalla Cina all’ inizio dell’ anno per andare incontro alla richiesta dell’Europa di riequilibrare i rapporti commerciali, sbilanciati dalle massicce esportazioni di manufatti cinesi. Altre missioni analoghe sono state compiute nei mesi scorsi dalle imprese cinesi in Germania, Spagna, Svizzera e Gran Bretagna. “Abbiamo fornito ai cinesi – ha spiegato Urso – una lista di 300 imprese italiane interessate a più stretti rapporti con la Cina, in consultazione con le associazioni di categoria, a partire dalla Confindustria”.