Ormai, avendo guadagnato la fama di pessimista e cinico, posso permettermi di dire le cose come stanno. Io amo chiamarlo pragmatismo, ma sembra che questa parola in Italia sia tabù. Bene, dopo aver scoperto che Barack Obama, bontà sua, ritiene la leadership italiana del G8 credibile, diciamo un paio di cose sul vertice che è appena iniziato in Abruzzo.



Primo, è inaccettabile che si buttino milioni e milioni di euro per un incontro inutile come questo. La Cina, casualmente, non è presente per un’inspiegabile rivolta della minoranza islamica (casuale, ovviamente), la Russia deve stare molto tranquilla visto che non ha il suo alleato prediletto al tavolo e ha ricevuto il contentino (con tanto di photo opportunity) di quella pagliacciata della riduzione degli arsenali nucleari (solo un pazzo farebbe la guerra con i missili quando si può farlo comodamente seduti in sala trading con i futures). Gli altri, si sa, si guardano in cagnesco sfoderando sorrisi alle telecamere.



E per questa inutile comparsata, centinaia di milioni di euro per organizzazione e sicurezza: qualcuno dica ai grandi del mondo che la tecnologia moderna offre l’opzione della teleconferenza, spese zero e stesso impatto visto che le decisioni importanti vengono comunque prese prima o negli incontri bilaterali. Inoltre, ci toccherà assistere al pietoso spettacolo di Nicolas Sarkozy, debitamente indottrinato dal suo valente ministro delle Finanze, Cristine Lagarde (elegante e dall’inglese fluente ma da cui diffidare come di Kevin Spacey in “Seven”), che gioca al novello Napoleone contro gli eccessi della finanza anglosassone.



Nessuno, tantomeno sulla stampa impegnata a pubblicare interessantissime foto di feste a Villa Certosa, gli farà notare che proprio tre giorni fa Societe Generale, quindi non un hedge fund inglese, ha reso noto ai suoi clienti che nel secondo trimestre presenterà qualcosa come 1,3 miliardi di euro di perdite dovute ai cds posti a copertura del portafoglio prestiti: ma come, i francesi intrappolati dai giochini della finanza creativa? Incredibile.

Vedremo la Germania strepitare, più che altro perché a settembre si vota, nonostante le banche di quel paese siano delle cassaforti di debiti e perdite. Vedremo l’America chiedere maggiore energia e, come chiedeva ieri mattina il New York Times, di non perdere tempo con i ritardi della gestione italiana: se c’e’ qualcuno che di tempo buttato da quando è al potere se ne intende questo è Obama: il caso GM risolto da un tribunale ne è la riprova. Ma tant’è, cari lettori: alla fine del G8 vi diranno che è stato trovato un accordo su tutto, dalla crisi finanziaria al disarmo alla fame nel mondo.

Nessuno vi dirà, però, che per l’inizio di settembre in America è previsto un bank holiday forzato di quattro giorni per evitare che la gente prelevi soldi: gli sportelli saranno forzatamente chiusi e, casualmente, come in Argentina non funzioneranno i bancomat. Gli Usa stanno facendo il pieno di valute straniere, cercano beni rifugio e purtroppo saranno costretti a uno shock economico spaventoso: non è un caso che la Cina e la Russia vogliano scaricare il dollaro come valuta di riferimento per le reserve mondiali, il biglietto verde non vale più nulla. È, ne più né meno, carta straccia stampata in grande quantità dalla Fed senza che il suo valore nominale abbia alcun peso.

Questa è la situazione reale, le banche tedesche sono insolventi al 100 per cento, quelle Usa al 90 nonostante la buffonata degli stress test superati sbugiardata in meno di due giorni dal Wall Street Journal: questo G8 avrebbe dovuto essere una riunione ultra-blindata e ultra-urgente per cercare di tamponare lo tsunami previsto da tutti per la fine dell’estate, mentre invece si risolverà nella solita parate di stelle impegnate a sorridere più degli altri nella foto ufficiale.

Purtroppo la situazione è grave, molto grave: la Russia è al collasso, o il petrolio arriva a 100 dollari al barile (devastando le economie reali e la ripresa) o non potrà ripagare i prestiti esteri: quindi, altre scene da Cremlino assediato. La Cina è in piena destabilizzazione eterodiretta e sarà costretta a drastiche riduzioni della crescita per evitare una Guerra civile a bassa intensità, gli Usa sono un gigante senza più forze, l’Europa un insieme di paesi in ordine sparso dove convivono sistemi completamente diversi: l’unica fortuna per Francia e Germania è il fatto che alla guida della Gran Bretagna ci sia un laburista vecchio stile, visto che Tony Blair non avrebbe mai accettato l’attacco sistematico alla City in atto (pensate che Sarkozy starebbe zitto di fronte al taglio ai sussidi per i suoi agricoltori fannulloni? O la Merkel tacerebbe se si mettessero in dubbi gli aiuti per il comparto automobilistico?).

Cari lettori e amici, non fatevi prendere in giro: questo G8 è il ballo finale sul Titanic e purtroppo temo che le scialuppe di salvataggio verranno debitamente spartite tra i grandi. In pochi penseranno a voi: l’inizio di settembre è il momento topico, molti giganti falliranno e chi resterà in piedi detterà le regole per la ripartenza. L’America lo sa e sta lavorando a tal fine, non sperate che la salvezza anche dell’Europa sia però in testa all’agenda di Barack Obama. Alla faccia di George W. Bush nemico dell’umanità intera… S’ode ovunque un assordante silenzio dei progressisti e dei fautori dello “Yes, we can”.