Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, prima in una lunga intervista al Corriere, poi con il suo intervento al Meeting di Rimini, che ha celebrato quest’anno i 30 anni di incontri, e con una successiva intervista a ilsussidiario.net, ha messo una forte enfasi sul principio di sussidiarietà. Noi stessi da molti anni proponiamo un paradigma delle 3S (sussidiarietà, solidarietà e sviluppo) con cui ricostruire l’Italia. Non siamo certi che il progetto di Sacconi coincida con il nostro, ma siamo certi che meriti molto apprezzamento perché ci pare chiaro che il suo scopo sia quello di creare lo sviluppo di una società dinamica e coesa, libera e responsabile.
Partiamo dall’intervista di Sacconi che alla domanda se la sussidiarietà riguardi solo il terzo settore oppure l’intera democrazia risponde affermando che sussidiarietà significa dare valore alla società ed alle sue tante espressioni, dalla famiglia ai soggetti profit ed a quelli non-profit. Affermazione che va combinata con altre parti della intervista, nelle quali il ministro tratta del quoziente famigliare e del 5 per mille. Questa bella intervista va letta in combinazione con il suo “Libro bianco sul futuro del modello sociale. La vita buona nella società attiva”, approvato dal Consiglio dei ministri in maggio.
Nello stesso egli afferma che “il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali: la famiglia, quale luogo delle relazioni affettive; il lavoro, quale espressione di un progetto di vita; la comunità e il territorio quali ambiti di relazioni solidali. Da questo valore discende la tesi di un Welfare delle opportunità e delle responsabilità (…). Un modello sociale così definito si realizza non solo attraverso le funzioni pubbliche, ma anche riconoscendo, in sussidiarietà, il valore della famiglia, della impresa profittevole e non, come di tutti i corpi intermedi che concorrono a fare la comunità”.
Concordiamo largamente con questa impostazione di Sacconi, confidando che la stessa attribuisca alla sussidiarietà quella portata che la rende indispensabile per attuare anche la solidarietà (dinamica e creativa) e lo sviluppo. Perché la sussidiarietà detta orizzontale è un principio cardine di una democrazia ad un tempo rappresentativa e partecipativa che voglia attuare un’equilibrata distribuzione di funzioni tra i soggetti istituzionali, i soggetti sociali, i soggetti economici di mercato. Dunque la sussidiarietà non è solo il principio che legittima l’esistenza e il ruolo dei soggetti sociali, che vanno dalle fondazioni, alle associazioni, alle Onlus di varia natura, ma è prima ancora un principio che evita quella polarizzazione tra stato e mercato che ha generato delle paurose oscillazioni, in varie democrazie compresa quella italiana, tra dirigismo e liberismo con danni in ambo le direzioni. Nel primo caso con uno Stato invadente e nel secondo con un mercato incapace per sua stessa natura di soddisfare i bisogni di molti.
I soggetti sociali sono perciò titolati a produrre beni sociali che hanno un valore ed un costo, ma che non devono essere prezzati e “venduti” con i criteri di mercato pur dovendo essere prodotti con efficienza e professionalità nella prossimità umana ai beneficiari e non in concorrenza con imprese che stanno sul mercato.
Su questo principio si innestano molte questioni operative tra cui quella del finanziamento. Ottima è stata perciò l’istituzione in Italia del 5 per mille che va potenziato ma anche meglio finalizzato per i beneficiari. Ma altre nuove fonti di finanziamento dovranno essere attivate quando avrà corso il federalismo fiscale, in quella logica del liberalismo sociale che lascia spazio alle iniziative sociali ed a quelle economiche, anche per fare miglior uso della risorse limitate di cui l’Italia dispone.