«Un sindacato che faccia bene il proprio mestiere non può resuscitare uno strumento vecchio di decenni come le gabbie salariali, ma rafforzare la contrattazione di secondo livello, ponendo particolare attenzione sulla produttività del lavoro nel territorio». Lo afferma Giovanni Torluccio, Segretario generale della UIL-FPL.



«No quindi ai livelli salariali fissati per legge, si a regole certe concordate a livello nazionale per agganciare gli stipendi ai livelli produttivi. Non si può non tener conto dei due livelli di contrattazione già esistenti, quella nazionale e quella decentrata», continua Torluccio che afferma «sono anni che il costo della vita è differente tra Nord e Sud del Paese, così come la differenziazione dei salari legata alla produttività del territorio e della singola azienda, anche all’interno delle stesse Regioni. La contrattazione decentrata deve essere rafforzata per permettere di legare la produttività al salario, e indirettamente far si che l’aumento della retribuzione possa compensare il maggior costo della vita in territori particolarmente ricchi e produttivi».



«Se fossero imposte le gabbie salariali per legge e fosse imposto il pagamento degli stessi salari a tutte le imprese, le meno produttive sarebbero spinte ad  entrare nel sommerso e delocalizzare, mentre le più virtuose elargirebbero salari troppo bassi rispetto alla produttività del lavoratore».

«Non ergere quindi barriere precostituite, rafforzare la contrattazione decentrata, – conclude il Segretario – e soprattutto intervenire sulle tasse sul lavoro, diminuendo l’ingiusta imposizione fiscale sul salario nazionale dei lavoratori».

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